ABBIATEGRASSO – Ai tempi del Covid-19 le chiese e i fedeli dopo il lockdown si sono organizzati per tornare in sicurezza a celebrare la Santa Messa. Domenica 14 giugno, presso il cortile dell’oratorio San Giovanni Bosco si è tenuta la Messa delle 9.30 all’aperto, in completa sicurezza e nel rispetto delle norme imposte dal governo e dalla regione Lombardia. Già da alcune domeniche la Santa Messa delle 9.30 veniva celebrata in oratorio, nel cortile, ma questa è stata una domenica particolare, i fedeli si sono riuniti davanti all’altare su cui campeggiavano due ritratti, anche per ricordare due sacerdoti che hanno fatto molto per l’oratorio San Giovanni Bosco e sono deceduti nei giorni del lockdown, don Carlo Tradati e don Luigi Alberio, che è stato ricordato proprio nella domenica in cui si sarebbe dovuto svolgere il Palio di San Pietro, che lui stesso aveva fortemente voluto e organizzato ben 41 anni fa. Contradaioli e appartenenti all’associazione Amici del Palio di San Pietro si sono ritrovati per ricordare il fondatore del Palio, partecipando alla Messa che solitamente apriva la giornata dedicata al Palio, alla quale seguiva la benedizione di cavali e fantini. Nell’omelia don Leandro ha ricordato i due sacerdoti che tanto hanno fatto per l’oratorio San Giovanni Bosco. A don Carlo si deve la realizzazione della piscina (ora eliminata nella nuova ristrutturazione) e a don Luigi quella del Palio come momento di aggregazione. “Sono contento che voi siate qui oggi a festeggiarli, ricordarli e omaggiarli, se fossero qui oggi don Carlo e don Luigi direbbero ‘ma è tutto diverso il nostro oratorio!’ – ha esordito don Leandro – Ma io sono convinto che sarebbero felicissimi di una cosa, che oggi voi siete qui. Don Carlo e don Luigi guardano i loro giovincelli ormai cresciuti, ormai mamme, papà e qualcuno anche nonno, oggi ancora qui in oratorio e dicono ‘guarda che bel capolavoro abbiamo fatto’”. Grazie alla cura e all’attenzione che hanno dimostrato i due sacerdoti nel mettere anche in pratica il Vangelo, insieme ad altri che li hanno seguiti, ora l’oratorio di San Pietro è vivo e attivo. Il confinamento obbligato ha negato agli abbiatensi molte manifestazioni e tra queste anche il Palio che è stato subito annullato dagli organizzatori in quanto non realizzabile nelle condizioni di lockdown, ma nella riapertura il presidente si è già attivato per cercare di proporre una manifestazione per la sua Abbiategrasso: “Ci siamo attivati per vedere se è possibile organizzare qualcosa anche se in forma ridotta, – ha spiegato Tiziano Perversi – in questi giorni stiamo avendo dei colloqui con il sindaco, stiamo cercando di capire e lui di valutare se sarà possibile organizzare la corsa e magari una sfilata ridotta per il giorno della festa di Abbiategrasso, visto che i ragazzi hanno già preparato il cencio, ci sembrava comunque bello, anche per loro che hanno partecipato al concorso e vinto, poterlo assegnare”. Prosegue con la commozione negli occhi Perversi: “Oggi comunque siamo qui per don Luigi, la sua morte per tutti noi, che abbiamo creato e fortemente voluto con lui il Palio, è stata un duro colpo. Penso di parlare per tutti noi della vecchia guardia che lo avevamo nel cuore, un pezzo del nostro cuore e dei nostri ricordi se ne sono andati con lui e oggi per noi è stato un po’ come partecipare al suo funerale”. Commosse anche Nedda Barbieri e Bruna Marzorati, due delle sue “ragazze” dell’oratorio e attive nel Palio fin dalla sua nascita, la prima ricorda con affetto che aveva fortemente voluto che fosse don Luigi a sposarla e la seconda quanto lui sia stato per loro importante per tutto quello che è riuscito a fare e realizzare grazie alla sua capacità di convincere e coinvolgere le persone. I due sacerdoti hanno curato le loro parrocchie non solo nell’anima ma anche nella realtà e nell’aggregazione, hanno sempre ottenuto l’effetto di tenere legate le anime alla Chiesa anche dopo aver lasciato la parrocchia o questo mondo… e dal cielo vigilano ancora sui loro “ragazzi” che hanno bisogno di aiuto nella vita terrena, come ha affermato don Leandro nell’omelia. Cristina Brambilla