ABBIATEGRASSO – Felicia Buonomo  abbiamo iniziato a conoscerla e ad  apprezzarla per i filmati  in consiglio comunale e per le interviste trasmesse da tele Milano- Pavia. L’Eco della Città l’ha ospitata in una diretta Facebook, per presentare il suo libro “I bambini spaccapietre. L’infanzia negata in Benin” E’ una  giornalista giovane ma con esperienze professionali importanti.  Una breve, per modo di dire, biografia: nata a Desio nel 1980, dopo la laurea in Economia Internazionale, nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Nel 2011 vince il “Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione – Premio Ilaria Alpi”, con l’inchiesta “Mani Pulite 2.0”. Alcuni dei suoi video-reportage esteri sono stati trasmessi da Rai 3 e RaiNews24. Successivamente pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore). Parallelamente all’attività giornalistica, porta avanti un progetto di street poetry sotto lo pseudonimo di Fuoco Armato, con il quale ha partecipato a progetti di riqualificazione del territorio a Bologna, Roma e Milano, realizzando opere murali con proprie poesie inedite. Altre sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “Argo – Poesia del nostro tempo e…c’è un’altra novità in arrivo… “Sì – risponde – c’è una novità, in primavera uscirà la mia prima raccolta poetica, ‘Cara catastrofe’”. Ricapitolando:  giornalista freelance, inizia con la carta stampata, occupandosi prevalentemente di cronaca sindacale ed economica, per poi passare al giornalismo di approfondimento, anche video, che l’ha portata a collaborare con la Rai. Realizza reportage, principalmente dall’estero, con particolare attenzione alle tematiche legate ai diritti negati. Quindi  è giornalista  video-reporter freelance. Con  Aut Aut edizioni  ha pubblicato “I bambini spaccapietre” reportage dal Benin sull’infanzia negata. Com’è stata questa esperienza che hai deciso di raccontare? “Un’esperienza forte, sia dal punto di vista professionale che umano e ringrazio l’editore per aver condiviso la scelta di impostare questa cifra stilistica del libro, scritto in prima persona per raccontare l’esperienza sotto forma diaristica perché renda l’idea di quanto ho vissuto. Un’esperienza grande, forte, che ha consolidato la collaborazione con la Rai, iniziata con la mia inchiesta ‘Mani pulite 2.0’. Ho vissuto 20 giorni molto intensi poi è seguito il lavoro di scrittura grazie alla casa editrice  Aut Aut che si è specializzata in questo giornalismo raccontato, socio-civico…” Com’è stato l’incontro con i bambini? “Con la mia ‘editing’ abbiamo deciso di dare spazio alla ‘voce’ dei bambini, voce per modo di dire. Già da un anno di età lavorano, spaccano le pietre. E’ una sorta di ‘catena di montaggio’: l’uomo scala la montagna e porta a valle i massi che le donne adulte iniziano a tagliare, poi i pezzi vengono portati al villaggio dove i bambini sminuzzano la parte che poi l’industria edilizia va a prendere. I pagamenti sono irrisori, un barile viene pagato con un corrispettivo di 1 euro e 50. Bambini piccolissimi sono inconsapevoli di quello che vivono, molti non riescono a parlare e neanche a sorridere. Una frase che ripetevano molto quando ci avvicinavamo, abbandonando il dialetto e usando il francese era ‘Je suis fatiguè’, sono stanco. Una frase che proprio perché ricorrente, abbiamo inserito in quarta di copertina. Spezzano la pietra con martelli improvvisati che spesso si slacciano rischiando di far del male. Ho assistito all’ incidente in cui è finita una scheggia nell’occhio di una bimba,  piangeva, è stata consolata con qualche carezza, poi ha dovuto riprendere a lavorare”. Cosa si può fare per loro? “Gli aiuti possono essere di diversa natura, io ho collaborato con due ong mentro ero sul posto, una italiana e una beninese. Poi c’è la coscienza, lontano non significa che non ci riguarda, c’è sempre un collegamento tra noi e quello che accade nel mondo. Si tratta di un’industria edilizia che sfrutta il lavoro minorile per produrre il cemento armato che potrebbe finire nella costruzione di qualsiasi nostra casa. Si aiuta attraverso la catena di solidarietà ma anche parlandone e smuovendo le coscienze, questo è il mio modo di dare voce a chi non ce l’ha”. Possiamo incominciare a farlo, a nostra volta, leggendo e facendo leggere questo libro che possiamo trovare sul sito di Aut Aut edizioni od ordinandolo in libreria.  E.G.