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Come far partire un’azienda e avere successo. Lectio magistralis dell’ing. Castoldi, presidente BCS, agli studenti delle III° dell’IIS Alessandrini

ABBIATEGRASSO – Una lezione speciale, una lectio magistralis che in latino significa ‘lezione del maestro’ quella tenuta dall’ing. Castoldi venerdì mattina nell’aula magna dell’IIS Alessandrini ai ragazzi delle classi terze dei corsi di meccanica, elettrotecnica ed elettronica. Una lezione di particolare rilevanza per le competenze del relatore che, presidente e amministratore unico dell’azienda più importante del territorio, collabora con l’istituto tecnico abbiatense nell’espletamento dell’obbligo di alternanza scuola-lavoro, introdotta e regolamentata dalla legge 107 del 2015 che prevede tra l’altro l’impresa formativa simulata. In questo caso l’impresa è niente meno che la BCS, di cui i ragazzi conosceranno il funzionamento e, accompagnati dal prof. Giuseppe Negro, potranno fare un sopralluogo e immergersi nella realtà lavorativa. La preside dott.ssa Alba Arcidiacono ha rimarcato la disponibilità e l’impegno del titolare della BCS che, in prima persona, è intervenuto a spiegare come si gestisce un’azienda e cos’è la BCS, fornendo un patrimonio di conoscenza che, sommato a quanto studiato a scuola, fa crescere. Indossati con grande naturalezza i panni del professore, l’ing. Castoldi si è rivolto ai ragazzi, immaginandoli diplomati e in procinto di creare una loro start up, ha fornito quelle che ha definito ‘qualche dritta’ perché la nuova azienda abbia successo. Ma  alla base del successo c’è, senza dubbio, il concetto di produttività, che comprende la quantità di lavoro che si impiega per realizzare il prodotto. Ha proposto una simulazione: “Ci sono dei reality alla televisione – ha detto – in cui due individui vengono lasciati su una spiaggia deserta o in mezzo a una foresta, senza mezzi per la sopravvivenza. Avrete notato che impiegano la quasi totalità del loro tempo per procurarsi cibo e acqua. Immaginate ora di calarvi in una civiltà primordiale: una valle abitata da cavernicoli dove si trova solo riso e dove solo lavorando tutto il giorno si pulisce e ci si prepara quel chilo di riso che permette la sussistenza. Ma un giorno, un indigeno più vispo pensa di utilizzare l’acqua del vicino torrentello, costruisce un tamburo di legno che fa girare nell’acqua e trebbia le spighe di riso, il suo kg giornaliero lo produce in metà tempo, quindi raddoppia la sua produttività, crea ricchezza. Altri lo imitano e iniziano a produrre più riso che scambiano con prodotti diversi di altre valli. Si lavora di meno o, se si lavora come prima, si produce il doppio, la società inizia ad evolversi e a crescere…il concetto di produttività è alla base di ogni sviluppo e di ogni azienda. In Italia il 70% delle aziende è nata negli anni ’40 e ’50 da contadini, fabbri…con idee innovative. La BCS è partita da una piccola officina che aveva un tornio, capitale messo da Speroni, mio padre Luigi ha portato in dote invece l’idea e qualche soldo, Bonetti ci ha messo il resto del denaro. La BCS parte con poco, ma importante è l’idea: produrre qualcosa che aumenta la produttività, negli anni ’40 il 60% degli italiani lavorava nell’agricoltura, nella valle del Ticino si produceva soprattutto latte e quindi erba che serviva per allevare le mucche. Fino ad allora l’erba si tagliava con la falce, un lavoro durissimo. Occorreva un’ora per falciare 250 mq di erba con grande fatica. Poi arrivò la motofalciatrice BCS. Fu un’idea rivoluzionaria, al posto di 250 mq, in un’ora di lavoro la motofalciatrice ne falciava 6 mila. Un enorme incremento di produttività che ne decretò il successo. ‘Costa come una vacca da latte’ fu lo slogan di mio padre, che si recava in piazza Marconi, al mercato del venerdì, per proporre la motofalciatrice agli agricoltori che la provavano e poi l’acquistavano. La prima cosa da chiedersi quindi è se il proprio prodotto accresce la produttività. Non fate qualcosa che c’è già o sprecherete energia e tempo. L’idea dev’essere originale e portare un miglioramento”. L’ing. Castoldi ha poi letto una pagina di Aliberto Spinelli, tratta da ‘Onora il padre’ in cui viene descritta con grande efficacia la ‘ritmica danza’ dei segatori con la falce, prima dell’arrivo della motofalciatrice. Il primo anno la BCS produsse 50 macchine, che in pochi anni salirono a diverse migliaia di unità. Nel 1957 alla fiera di Verona non era più sola, vi erano ben 50 concorrenti, l’azienda rispose migliorando il proprio prodotto che presentò nel ’62, riuscendo anche a ridurne i costi di un 20%. In pochi anni si ritrovò solo 3 concorrenti. In seguito dovette affrontare i problemi presentati dalla crescita e dalla saturazione del mercato, come continuare a crescere? Ogni prodotto vive diverse fasi poi muore, servono altri modelli. Mentre l’azienda cresce, meglio  mettersi in tasca solo una piccola percentuale dell’utile, bisogna accantonare le risorse per i periodi di crisi, va rafforzata la struttura di gestione e, soprattutto, occorre investire in ricerca e sviluppo. La BCS oggi impiega 700 persone, i settori principali per gestirla sono: ricerca e sviluppo, marketing, produzione amministrazione, gestione del personale, assistenza prodotto. Una slide ha quindi mostrato l’organigramma con ruoli e nomi, chi fa cosa e come. Le doti richieste al promotore di una start up? Saper far fronte alle difficoltà, determinazione, energia…passione. La stessa efficienza, efficacia, economicità richieste a ciascun studente, ha sottolineato la preside Arcidiacono, pronta a passare nelle classi per ascoltare le risposte alla domanda: ‘Qual è la produttività dello studente?’ Tanti gli spunti, le informazioni e le provocazioni in un percorso senza dubbio formativo. E.G.

 

 

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