ABBIATEGRASSO – La serata di sabato 2 ottobre ha riservato a quanti hanno aderito all’invito del Rotary Club Abbiategrasso, un omaggio ai ‘nostri eroi paralimpici’, prendendo posto all’Annunciata all’interno o  seguendo  all’esterno il filmato in diretta, tantissime emozioni. Ondate di emozioni, a cominciare dall’ingresso dei due campioni, con la bandiera tricolore, accompagnati dall’inno nazionale, sovrastato dall’applauso scrosciante di tutto il pubblico che si alzava in piedi al loro passaggio. Accolti dal presidente rotariano Enrico Maiocchi, è toccato poi a Francesco Ioppolo  raccontare quanto accaduto nel 2019 durante la sua presidenza, ricordare l’incontro indimenticabile del Club con gli atleti, accompagnati dalla presidente e dagli allenatori dell’associazione Polha di Varese che ha un obiettivo speciale: offrire l’opportunità a bambini e ragazzi con disabilità di cimentarsi  nello sport. Il Club abbiatense ha deciso in quel momento di supportare Polha nelle spese di partecipazione alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, dedicandole i proventi della Rotary Marathon, il cui ‘padre’ è Marco Rognoni. Dal 2019 quindi si è instaurato un rapporto privilegiato, di particolare vicinanza tra il Rotary di Abbiategrasso e lo staff della Polha. Un rapporto sottolineato dall’intervento dell’allenatore dei ragazzi, che con grande trasporto ha elogiato la sensibilità inusuale del Club che ha investito sulle persone, sulla loro professionalità, contribuendo quindi al fantastico risultato ottenuto. Un risultato ottenuto grazie ai grandi sacrifici raccontati anche da chi ha condiviso il soggiorno dei ragazzi a Tokyo, una prova molto dura. In un albergo riservato solo a loro, prigionieri in camere senza balconi, da cui uscire solo per molteplici ore di allenamento in acqua e in palestra. In una situazione difficile anche psicologicamente da sostenere, hanno affrontato le gare, confrontandosi con i migliori campioni provenienti da tutto il mondo. Impagabili e adorabili i commenti di Alberto e Simone, stimolati da Riccardo Barlaam, a sua volta campione di giornalismo, corrispondente internazionale per il Sole 24ore e padre di Simone. Nuove ondate di emozioni ed entusiasmo hanno travolto tutti nel rivedere ogni singola gara disputata, commentata con aneddoti inediti dai diretti protagonisti, delusioni e aspettative comprese, e la gioia incontenibile di ogni trionfo, condiviso dall’intera squadra. I ragazzi hanno anche accennato agli incontri con  le massime autorità dello Stato a Roma, insieme a tutti gli altri atleti con cui “parlavamo anche di altro che riguarda noi ragazzi” ha detto Simone, “eravamo emozionati per l’incontro con il Rettore del Politecnico, organizzato per noi – ha aggiunto Alberto – invece era più esaltato di noi…”.  Il percorso fatto soprattutto di sacrifici e di allenamenti è culminato a Tokyo con 4 medaglie per Simone, un oro, 2 argenti, un bronzo e per Alberto con un argento nella sua prima, incredibile Paralimpiade. Medaglie che hanno infine indossato e, dopo essere stati omaggiati  ciascuno con una ‘Paul Harrys Fellow’, la massima onorificenza rotariana, sono stati sommersi da  ulteriori congratulazioni, richieste di selfie, in un ennesimo affettuoso corale abbraccio, ormai considerati un po’ ‘figli di tutti noi’. E. G.