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Donatori di vita. Al Rotary Club Abbiategrasso un incontro sul trapianto di rene con la dott.ssa Elena Ticozzelli

ABBIATEGRASSO – Una serata speciale quella di martedì 26 febbraio al Rotary Club Abbiategrasso, con una relatrice speciale, una giovane chirurgo che dal 2009 fa parte dell’équipe del Policlinico San Matteo di Pavia che effettua trapianti di reni. La dott.ssa Elena Ticozzelli si è specializzata a Barcellona anche nella tecnica “a cuore non battente” e dal primo prelievo nel 2009 ad oggi ha eseguito in prima persona 250 trapianti. Troppo lungo elencare riconoscimenti, partecipazioni a convegni e studi. Solo qualche cenno alla storia dei trapianti, iniziata nel III° sec. d.C. con la leggenda su due medici, i santi Cosma e Damiano che, in Grecia, avrebbero sostituito l’arto del guardiano del tempio con “l’arto nero di un etiope”. In realtà solo nel XX° sec., nei primi decenni del ‘900 si effettuano i primi trapianti da donatori deceduti. Nel 1954 a Seattle compare la prima macchina per la dialisi. Nel 1968 l’Harvard Medical School introduce l’esistenza della morte cerebrale che dà spinta ai trapianti ma, ancora oggi, l’attività di donazione è molto inferiore alle richieste. Il numero di pazienti è sempre in crescita, la domanda supera l’offerta con la conseguente vendita di organi, soprattutto negli Stati Uniti da parte di persone indigenti. Il trapianto di reni serve ad allungare la vita. Oltre a tante informazioni, Elena Ticozzelli ha comunicato la grande passione per il suo prezioso lavoro che richiede una disponibilità continua. “Non ci può essere trapianto se non c’è un donatore – ha spiegato la dottoressa – deceduto, in coma irreversibile o vivente. Il primo trapianto da vivente a Pavia risale al 9 aprile 2009, da mamma a figlia. Il donatore vivente dev’essere idoneo, maggiorenne, avere legami affettivi o essere un ‘samaritano’ e in questo caso non sa a chi dona il suo organo. E’ sempre un atto libero, consapevole e non retribuito. Sono soprattutto i giovani ad avere bisogno del trapianto di rene”. E’ interessante sapere che il donatore non rischia niente e che i dati statistici rivelano che la sua sopravvivenza è addirittura superiore a quelle di persone normali perché ogni donatore viene controllato due volte l’anno per tutta la vita, prevenzione utile a curare tempestivamente l’insorgenza di eventuali patologie. Il rene malato il più delle volte non viene tolto ma affiancato da quello trapiantato. Toccante, a fine serata, il racconto dell’esperienza personale di un trapiantato, paziente della dott.ssa Elena Ticozzelli, che ha descritto il percorso di convivenza con la dialisi, l’ansia e le preoccupazioni dell’attesa del trapianto, le poche ore a disposizione da quando l’organo è pronto e l’entrata in sala operatoria. Un intervento di poco più di 2 ore, un decorso post operatorio che, senza complicanze, è di circa una settimana, molto meno per il donatore che al trapiantato ha assicurato finalmente una qualità di vita migliore e che ha espresso grande gratitudine ed elogi per l’efficienza e la gentilezza dell’équipe medica e infermieristica e ricorrenti pensieri riconoscenti per l’anonimo donatore, un legame indissolubile. Donare una parte di sé o dei propri cari che vengono a mancare è il gesto più civile e d’amore che, possiamo concepire, è donare altra vita. E.G.

 

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