ABBIATEGRASSO – La chiesa di San Pietro mercoledì 23 agosto, alle 9.30, per le sue esequie era stracolma come il giorno di Natale. Ma contrariamente a Natale, quando tanti vanno a Messa per tradizione solo una volta all’anno, le centinaia di persone accorse per dargli un saluto avevano ciascuno un valido motivo per rendergli omaggio, per essergli riconoscente, per pregare insieme. Don Gianni, colto improvvisamente da malore, si è spento sabato 19 agosto a 92 anni. Una vita lunga e ricchissima, scandita da tante iniziative concrete pensate e realizzate per quel ‘bene comune’ di cui si sente sempre più parlare ma solo astrattamente. Lui no, don Gianni era un uomo d’azione, un prete scomodo che non ha fatto carriera ecclesiastica ma che ha praticato il Vangelo tra la gente, innamorato della persona umana senza distinzioni, empatico e vicino soprattutto ai più fragili e sofferenti. Alcune sue ‘tappe’ di vita erano riassunte nella lettera inviata dall’arcivescovo Angelo Scola, letta dal parroco don Giuseppe Colombo, l’arrivo ad Abbiategrasso nel ’77 dopo varie esperienze come Cappellano del carcere di San Vittore dove diceva di aver trovato nei carcerati più umanità che in tanti zelanti frequentatori di chiese e poi in San Pietro come coadiutore dell’oratorio femminile. Irruente,‘se la cacciava’ come ha detto il Vicario, si appassionava e cercava soluzioni concrete ai problemi delle persone che incontrava. Un prete di strada che ha pagato le sue scomode scelte, che ad Abbiategrasso ha messo in piedi con diversi volontari il servizio ‘Telefono Amico’ per alleviare il problema della solitudine, disponibili ad ascoltare anche di notte disagi, dispiaceri. Dispiaceri di familiari per i problemi di droga che negli anni ’70 si diffondeva e dilagava soprattutto tra i giovani. Per arginare la nuova emergenza, don Gianni che aveva già fondato il gruppo Ars ha aggiunto Agape per aiutare i ragazzi a combattere la dipendenza e per sostenere le loro famiglie. Famiglie che si trovavano in quel garage di corso San Pietro, la sua Casa da cui è partito il funerale. Dopo aver abitato in via Ginibissa, meta di tante persone in cerca di un aiuto, di parole di conforto, di spunti spirituali o di un confronto, una casa sempre aperta come il suo cuore, ora abitava nello stesso cortile di corso San Pietro, messo a disposizione da sempre da PierFranca Guffanti, suo braccio destro che gli ha rivolto il saluto più commosso e più commovente al termine del rito funebre concelebrato da una dozzina di sacerdoti. Un saluto particolare anche dal giovane sindaco di Santa Maria Hoè, un piccolo comune in provincia di Lecco dove ha lasciato negli anni ’70, in poco tempo, un ricordo indelebile, con altrettanti importanti progetti realizzati per i giovani e per quella comunità che non ha dimenticato e che si è presentata in pullman, con il gonfalone e il giovane sindaco a ricordarlo attraverso le parole del nonno e di chi l’ha conosciuto direttamente come una signora che all’uscita della chiesa con le lacrime agli occhi ricordava Don Gianni che l’ha seguita nel matrimonio e ha battezzato le sue due figlie come “una persona di famiglia”, un buon padre, severo ma capace di ascoltare, capire, educare e di indicare la strada, quello che si definisce un bravo maestro. E non è un caso che sia anche il fondatore della Scuola Media Europea e che organizzasse con lo psicologo Rescaldina cicli di serate per offrire spunti di riflessione sulle proprie scelte per il raggiungimento di un benessere personale reale che di riflesso fa star bene anche chi ci sta intorno. Ogni volta che scrivevo della serata ero poi curiosa di sentire i suoi commenti che don Gianni non tardava a farmi pervenire. In tanti, davvero tanti, gli siamo grati per l’eredità dell’esempio che ci ha lasciato, una ricchezza incalcolabile di amore per il prossimo, di cui abbiamo beneficiato in un numero altrettanto incalcolabile e che ora dobbiamo a nostra volta estendere. Grazie Don Gianni! Enrica Galeazzi