ABBIATEGRASSO – Da molti mesi avevamo in programma un’intervista a Feliciano, un nome-programma con cui conosciamo Alessandro Invernizzi, lo abbiamo invitato a raccontare la sua storia. E’ un grande comunicatore che usa la parola come pacificatore sociale, la sua è una testimonianza positiva, fa riscoprire valori importanti, Alessandro è un “porta-valori”, termine che fa pensare a chi trasporta preziosi, Alessandro porta molto di più, invita alla speranza. Di Alessandro Invernizzi si è occupata recentemente anche la stampa e i media internazionali ma ora ci racconterà come è diventato Feliciano.“Come tante cose belle, l’esperienza di Feliciano nasce in un brutto momento, nel 2009 mi è stata diagnosticata una leucemia acuta, una brutta malattia del sangue. Ho chiesto: che speranze ho? La risposta: 50% di non farcela, 25% di farcela non bene, 25% bene. Da lì diversi mesi in camera sterile da solo tranne le visite mediche e tanto tempo per riflettere. E’ stato importante perché sono riuscito a scappare dalla domanda perché devo morire e trasformarla in ‘perché devo vivere’. Ho capito che dobbiamo fare le cose che ci rendono felici, spesso crediamo che la felicità sia qualcosa che ci arriva invece non è nient’altro che fare la cosa che ci rende felici. La malattia è tornata nel 2011 e poi nel 2016 ed è stato lì che è nata l’idea di creare la comunità dei Feliciani e le 5 regole. Parte della mia vita ora è legata a trasmettere questa mia testimonianza, che non è un insegnamento, di quello che c’è da capire ho ancora molto da esplorare. Posso raccontare la mia vita e da quando ho capito che la cosa più importante non sono i soldi, che sono importantissimi ma servono per sopravvivere, per avere un tetto sopra la testa, il cibo tutti i giorni, la possibilità di mandare i figli a scuola, di essere un po’ tranquilli ma bisogna mettere al centro della vita il fare per la nostra felicità”. Credo che queste parole stimoleranno riflessioni, come dicevo la stampa si è occupata di lei ultimamente: la rivista statunitense di economia Forbes indica tra i 100 manager italiani dell’anno Alessandro Invernizzi, presidente di Lurisia acque minerali e bevande. Abbiamo appreso la notizia dal Corriere ed altre fonti. Come l’ha saputo, cos’ha provato in quel momento? “L’ho saputo da un amico che si è congratulato e mi ha girato il link dell’articolo che avevo letto ma senza notare il mio nome tra quelli di tante persone eccezionali. Mi sono detto è impossibile, anche perché dopo aver fatto tante cose, quest’anno sono un po’ meno operativo. Sono dislessico, la mia carriera scolastica con tanti brutti voti, da bambino dicevano: è intelligente ma non si applica, un bambino un po’ ‘sbagliato’ e ritrovarmi in una rivista così importante come presidente onorario di Lurisia è la dimostrazione che Lurisia è in crescita…” E a proposito di Lurisia, la scorsa settimana è uscita un’altra notizia, Coca Cola ha comprato Lurisia per 88 milioni di euro. Di Lurisia erano proprietari oltre alla famiglia abbiatense Invernizzi anche Oscar Farinetti segugio di eccellenze e la dea Capital di De Agostini. L’acquisto da parte della multinazionale ha “indispettito” Carlin Petrini di Slow Food che ha immediatamente espulso Lurisia dalla sua impresa, Slow Food è una filosofia ma anche un businnes altrettanto internazionale. Mi ha sorpreso perché non credo che le eccellenze riconosciute alla sorgente o al Chinotto di Lurisia siano cambiate nel frattempo… Cosa può dirci nel merito? Cosa cambierà per Lurisia e per Alessandro invernizzi? “La Coca cola ha comprato il 100% della proprietà ma l’intenzione è quella di far crescere Lurisia coi suoi valori, il territorio, i prodotti, Lurisia è una sorgente d’acqua sul monte in provincia di Cuneo e da lì non si sposta così come il Chinotto di Savona. Quella somma è il valore che Lurisia si porta dietro, non è nient’altro che la valorizzazione monetaria dell’azienda. Non abbiamo vinto il superenalotto, non abbiamo vinto la lotteria, si è tradotto in valore monetario quello che dal ’96 abbiamo fatto dopo che mio padre acquistò Lurisia che era un’azienda fallita, con sudore, impegno, fatica, ore di macchina di lavoro, siamo riusciti a creare una bellissima azienda, poi si è aggiunto Farinetti con la sua capacità di fare impresa. E’ come quando un campione prende la medaglia d’oro, si pensa sia fortunato ma in realtà ha sofferto, si è impegnato, tutto questo han fatto le persone che lavorano per Lurisia che non potrà che crescere ancora. E’ stata fatta una scelta per un futuro sostenibile, per mantenere e incrementare i posti di lavoro. Sarebbe stato stupido, poco umile, fare come tanti imprenditori che credono di essere capaci di fare tutto ma finita quella generazione, muore l’azienda perché legata a chi la guida. Occorre imparare a lasciare andare come quando si sposerà mia figlia…” Parole che ci fanno comprendere perché Alessandro è Feliciano, colpiscono la sua trasparenza, la sua capacità di comunicare, le sue parole sono esattamente il contrario di quel linguaggio sempre più dffuso che parla di odio, che sostituisce al dialogo, il linguaggio violento del corpo e delle armi di chi non ha argomenti. Alessandro parla di fatica, di impegno, che servono per sconfiggere, per superare i momenti di debolezza e fragilità. Un esempio per tutti, un maestro per i più giovani perché ai modi , alle parole forti che creano disagio e negatività sostituiscano i modi da Feliciano per cogliere il meglio della nostra vita in ogni momento. E a proposito di Feliciano, accenniamo alle 5 regole. “La prima è sorridere sempre, si può essere tristi con il sorriso ma non si può essere felici senza. La seconda è guardare le cose belle della vita e trarne forza. La terza è che la felicità non si somma, si moltiplica con gli altri. La quarta è che si vive solo nel presente e la quinta è che viviamo per amare, non per odiare o insultare. Smettiamo di confliggere, dobbiamo iniziare a collaborare, le sfide che ci aspettano sono realizzabili se ci mettiamo tutti insieme”. Grazie Alessandro! Enrica Galeazzi