ALBAIRATE – Il giorno 12 dicembre l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con il Comitato Direttivo della Biblioteca “Lino Germani” e la Scuola Primaria “Erasmo da Rotterdam”, ha annunciato con grande orgoglio la pubblicazione di una raccolta di proverbi, detti e modi di dire, accompagnata dalle illustrazioni dei bambini della Scuola Primaria, intitolata “Din, Don, Danda”.

Fondamentale figura all’interno dell’incontro di presentazione è stata quella di Teresa Masperi, ex insegnante, colei che si è battuta per la Biblioteca di paese e che, in questo caso, ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione della raccolta. “Din Don Danda” nasce dalla volontà di tramandare ai cittadini albairatesi un’importante parte della propria storia locale. Il nucleo del progetto nasce dieci anni fa quando, attraverso un lungo lavoro linguistico e antropologico, alcuni storici e intellettuali locali, appartenenti al gruppo di ricerca nato all’interno del Comitato Direttivo della Biblioteca, hanno contribuito a ricostruire parte del patrimonio culturale che si era mantenuto nella civiltà contadina attraverso il dialetto. A distanza di un decennio, si è deciso di riprendere questo nucleo originario e pubblicarlo coinvolgendo anche le generazioni più piccole, ossia quelle della Scuola Primaria, per mettere in luce come l’uomo di un tempo riuscisse a soddisfare i propri bisogni, come quello di pregare, mangiare, lavorare, vestirsi e giocare. I materiali all’interno del libro sono frutto di interviste a singoli contadini albairatesi e ad anziani, che successivamente sono state trascritte da Teresa Masperi e introdotte nel libro. La struttura della raccolta vede al suo interno un’appendice con alcune note fonetiche che permettono di comprendere la pronuncia precisa delle parole dialettali, successivamente si susseguono alcuni capitoli che presentano sezioni dove spiccano tematiche differenti; il primo capitolo, per esempio, è dedicato ai proverbi, al tempo atmosferico, ai mesi dell’anno e alle ricorrenze dei Santi. Il secondo capitolo riguarda la ricchezza del dialetto e raccoglie osservazioni del quotidiano e modi di dire. Il terzo capitolo è quello dedicato alle filastrocche, come quelle pensate per ringraziare per il raccolto o per un evento importante, o ancora come quelle che fungevano da accompagnamento ai giochi di una volta. Terminata questa sezione, inizia quella dei Pansánigh, ossia le storie per intrattenere il pubblico che venivano raccontate nei luoghi di aggregazione, come nelle stalle, per passare il tempo. Le ultime sezioni del libro sono poi dedicate alle ricette della tradizione albairatese, ai rimedi popolari per prevenire malattie e indisposizioni, ai giochi tipici delle corti di paese. Dietro a questo progetto vi è stato, quindi, un enorme lavoro, che si è svolto anche all’interno della Scuola Primaria “Erasmo da Rotterdam”; nell’incontro svoltosi domenica pomeriggio la presenza delle maestre ha, infatti, ricordato l’approccio dei bambini al dialetto e ha portato in primo piano come questi fossero entusiasti di ascoltare una lingua apparentemente differente dalla loro, ma come allo stesso tempo vi riconoscessero le più anziane generazioni della propria famiglia e quindi la considerassero parte della loro identità. Irene Morini