ABBIATEGRASSO – Un incontro importante e toccante quello di giovedì sera quando i rotariani dei Club di Abbiategrasso, Vigevano, Mortara hanno ascoltato la dott.ssa Guglielmetti,giurista specializzata in neurocriminologia, che ha illustrato la legge 71 del giugno 2017 di cui è principale autrice la sen. Elena Ferrara con cui ha collaborato il dott. Paolo Picchio, padre di Carolina, 14enne morta suicida, vittima di cyberbullismo nel 2013. La dott.ssa Guglielmetti ha illustrato, avvalendosi di numerose slide, il fenomeno del cyberbullismo e i dati allarmanti che ne documentano il continuo aumento, dovuto all’uso sempre più diffuso dei mezzi elettronici che con i like e le condivisioni diventano sempre più pericolosi. La legge 71 è la prima legge in Europa, una normativa, uno strumento che permette ai ragazzi di difendersi. Una legge che definisce in modo dettagliato il persecutore, lo stalker, chi si macchia di continue vessazioni tramite l’uso dei social. Una legge con cui si può chiedere di oscurare il web entro 48 ore, che prevede un docente anti bullo in ogni scuola. Tra le novità è importante l’ammonimento da parte del Questore al minore che si è macchiato di un comportamento antisociale e contro la legge, che viene invitato a non ripetere per non incorrere in pene severe. Tra i 14 e i 18 anni, il minore viene considerato giudicabile dal Tribunale per minorenni. I dati sono preoccupanti, l’8,5% dei ragazzi subisce vessazioni una o più volte la settimana. Il fenomeno ha una genesi complessa e bulli e vittimi sono come facce della stessa medaglia. Noia, pochi stimoli, frustrazione, portano i ragazzi a ‘sfogarsi’ sui social, anche per 10 e più ore al giorno. Il digitale ha velocizzato e amplificato quanto già esisteva, i punti cardine del cyberbullismo sono l’intenzionalità del comportamento, la reiterazione nel voler prevaricare, l’indebolimento delle remore etiche, lo schermo infatti disinibisce, non si direbbero le stesse cose con la persona fisica davanti. I fattori di rischio sono la solitudine, la timidezza, l’infelicità inespressa, l’incapacità a comunicare, preoccupa l’indifferenza, l’incapacità a reagire che porta a filmare qualsiasi situazione, facilitati dalla condizione dell’anonimato, della mancanza di empatia, lo schermo allontana e favorisce disinibizione e superficialità. I ragazzi sperimentano troppo spesso nei giochi elettronici, l’uso di una violenza smodata e una cultura di morte. Il cellulare cambia i rapporti di forza, il ragazzo non lo percepisce come arma ma purtroppo lo è se usato per sexting, ovvero l’invio tramite internet di immagini sessualmente esplicite, cyberstolking, denigrazione sistematica, espressioni a loro volta di un disagio, i ragazzi hanno bisogno di essere capiti, bullo e vittima non esisterebbero se i loro pari li fermassero. Chi sostiene il bullo, con il suo like, dicendogli ‘mi piace’, è anche lui responsabile. Ma i ragazzi non hanno questa percezione, l’82% infatti dicono che non è grave insultare sui social. Telefono Azzurro registra un caso al giorno e informa che la nazionalità prevalente è italiana. Un consiglio a genitori ed educatori: tenere gli occhi aperti soprattutto se un ragazzo sta per ore chiuso nella sua stanza o va a dormire con il telefono. Importante è educare al rispetto, famiglie e scuola hanno il compito di sentinella per intercettare gli indicatori. Occorre far capire che tutto quello che viene messo in rete non si cancella, quindi occorre fare molta attenzione perché ‘una sciocchezza oggi si può pagare molto cara un domani’. La dott.ssa Guglielmetti ha terminato con una dichiarazione che descrive il bullo come “uno sfigato, facciamoglielo notare e non compiaciamolo con i like e lui…si spegnerà”. E.G.