ABBIATEGRASSO – Il 1° aprile è uscito un articolo dell’agenzia stampa Njmma news del New Jersey USA , che ha chiesto l’opinione di un biologo molecolare italiano, che conosciamo molto bene, si  tratta del dott. Carlo Roccio, che ha fondato e lavorato per oltre 40 anni anche ad Abbiategrasso al Fleming. Gli è stato chiesto di esprimere la sua autorevole opinione sui test e sulle possibili soluzioni per uscire dalla quarantena. Carlo Roccio, che abbiamo a nostra volta contattato,  è presentato come “biologo molecolare dietro allo sviluppo del primo test italiano certificato per la diagnosi del Coronavirus”. Il dott. Roccio spiega che l’introduzione di controlli rapidi attraverso esami del sangue e l’estensione dei tamponi diagnostici a una fetta più ampia della popolazione potrebbe rappresentare un vero punto di svolta verso una graduale uscita dall’isolamento. Queste due misure permetterebbero di identificare facilmente sia i soggetti immunizzati, ovvero, quelli che hanno contratto il Covid19 asintomaticamente e hanno già sviluppato gli anticorpi, sia la presenza di soggetti attualmente asintomatici positivi che pur non avendo sintomi ed effetti visibili del contagio, diffondono l’infezione ed alimentano l’epidemia. Infatti, solo recentemente, il tampone diagnostico che certifica l’infezione da Coronavirus non dovrebbe più essere effettuato – come da provvedimento governativo iniziale – solo su pazienti sintomatici, ovvero, quelli con uno stato febbrile sopra i  37, 5 gradi. In teoria, e in parte anche in pratica, l’esecuzione del tampone diagnostico può essere ora estesa anche ai soggetti asintomatici che sono stati a stretto contatto con un paziente infetto, senza correlazione al loro stato di salute e a possibili sintomi di infezione da Covid –19. Per uscire senza rischi dalla quarantena  il biologo esperto in nano-biotecnologia  Carlo Roccio , ex consulente al Ministro della Salute  Roberto Speranza a proposito dell’emergenza Covid – 19, e proprietario di  Clonit, una compagnia biotecnologica italiana specializzata in ricerca e sviluppo di sistemi diagnostici per biologia molecolare (la prima al mondo a sviluppare dei test rapidi per l’Ebola), anche produttrice di  Quanty Covid 19 CE-IVD, il  primo test certificato per il Coronavirus, attualmente in uso presso i primi ospedali italiani qual il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, che permette di analizzare i tamponi in meno di due ore, identificando la ” Carica virale” dell’infezione. “Tecnicamente è un test quantitativo:non dice solo se il tampone è positivo o negativo, ma determina anche la quantità di virus presente. Questo è un importante aspetto diagnostico – specifica Roccio – visto che nel paziente il trend del carico virale è strettamente correlato al progresso o al regresso della malattia”. Roccio ritiene che la soluzione per spezzare la catena dei contagi e al tempo stesso procedere verso un progressivo recupero delle attività e relazioni sociali consisterebbe in una strategia d’azione basata su una doppia investigazione: diagnostica ed epidemiologica. “Da una parte, sarebbe necessario estendere i test sui tamponi per nuclei specifici, per poter identificare i soggetti positivi asintomatici , quelli che non hanno ancora sviluppato i sintomi (o magari lo hanno fatto o lo faranno in una forma lieve), ma che sono ugualmente contagiosi, per prepararli all’isolamento” spiega. “Questo è il caso dei familiari dei pazienti ricoverati per Covid – 19, sui quali il tampone non è sempre effettuato, ma che potrebbero essere infetti. Al tempo stesso – continua – potremmo  procedere con un sondaggio epidemiologico sulla popolazione di una regione, che attraverso un rapido test sul sangue (simile alle analisi, per esempio, per controllare se si è immuni alla toxoplasmosi) potrebbe rivelare la presenza di anticorpi e dimostrare l’ottenimento di un’immunità al virus”. Probabilmente, una volta ottenute le risposte e analizzate tramite analisi dei tamponi e test sul sangue, la reintegrazione alle attività dei soggetti negativi o immunizzati sarebbe senza rischi, senza preconcetti sul fatto che ogni regione potrebbe avere tempistiche diverse dipendenti dal livello di epidemia occorso al suo interno .Un pioniere, in questo senso, è la regione Veneto, che nelle scorse settimane ha già portato avanti indipendentemente un massiccio controllo sulla positività degli abitanti, facendo tamponi su oltre 100mila persone. Dal Veneto è  stato anche lanciato, per la prima volta in Italia, uno specifico Progetto Diagnostico Sierologico Covid – 19”, e un’analisi epidemiologica tramite test del sangue per verificare la presenza di virus – confermando lo stato di immunità al virus – per circa 60mila operatori sanitari del sistema sanitario pubblico e 20mila impegnati di case di riposo. Una strada senz’altro da seguire. E.G.