ABBIATEGRASSO – In molti si chiedono se la comunicazione è stata efficace. In effetti, a cominciare dal più recente Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quanto e come è stato comunicato, ha creato panico e creato caos, tanto che mentre giravano diverse bozze sulla chiusura totale della Lombardia, l’effetto immediato è stato comprensibilmente per molti, la fuga. L’incertezza provoca ansia e domande come queste che oggi ci sono state rivolte: “Cosa vuol dire comprovate esigenze lavorative? Conterà la mia parola? Potrò andare a Lodi a lavorare? Come si dovrà provare la propria esigenza senza rischiare addirittura l’arresto? Non uscire di casa è una raccomandazione o un obbligo? Ci dicono di non affannarci, di non assaltare i supermercati ma di fatto molte merci già non arrivano perché i camionisti rifiutano di venire in Lombardia”. Gli anziani in particolare sono terrorizzati perché gli viene detto che sono più a rischio e che se finissero in ospedale, i medici potrebbero scegliere di dare un’opportunità di vita a persone più giovani. Perché non utilizzare allora i ventilatori delle sale operatorie che hanno sospeso la propria attività? Non pochi quelli che ritengono che “l’Italia e in particolare la Lombardia ha comunicato la presenza del virus in maniera da subito allarmante, il contrario di quanto fatto in Cina ma forse altrettanto eccessivo. Le molte migliaia di tamponi eseguiti anche su persone asintomatiche ma solo perché forse venuti a contatto con un contagiato, ha fatto scoprire la positività di molti, ha portato a chiudere interi paesi, senza fermare il virus e arrivando a dichiarare zona rossa, quindi chiusa, tutta la Lombardia. Ben diversa la comunicazione all’estero, ci sono casi ovunque ma è stata salvaguardata meglio l’economia e, a questo proposito, non sono rari neanche i ‘complottisti’, ovvero chi pensa che il coronavirus è un’occasione per questo governo ‘incapace e inconcludente’, per non prendersi la responsabilità della recessione italiana, una situazione economica mai così drammatica e difficilmente risolvibile. L’allarme dato dalle massime autorità ha messo in ginocchio il turismo per primo e ogni giorno che passa ogni settore viene penalizzato come da nessun’altra parte. Il bollettino giornaliero, aggiornato, dei deceduti fa sempre più paura e certo non rassicura che le autorità dicano che si tratta comunque di persone fragili e anziane. Comportamenti e comunicazioni che, mentre chiedono di non fare allarmismo, lo alimentano. Certo non è facile parlarne, il momento è delicato ma si dà più voce a virologi cassandre che urlano solo di ‘stare in casa’ che ad altri come la virologa Ilaria Capua, direttrice del One Health Center in Florida, che da subito ha parlato senza enfatizzare e in maniera chiara del ‘coronavirus’, definendolo sindrome influenzale che differisce solo in quanto questo virus è nuovo e non abbiamo quindi ancora un vaccino, una reazione difensiva da parte dell’organismo è comunque possibile, certo varia da persona a persona, per questo ci sono persone che risultano positive ma sono asintomatiche e di conseguenza difficili da identificare. Anche l’indice di mortalità, secondo questa virologa è simile a quello di altre influenze considerate banali, ovvero è del 2,5 %ca. La quarantena e l’isolamento servono perché il rischio maggiore essendo più diffuso il contagio è mandare in tilt gli ospedali  a cui sono stati tagliati i posti per l’emergenza. Si torna quindi al nocciolo del problema, le scelte e la responsabilità politica. Una  responsabilità anche di comunicazione che ha portato alla rivolta nelle carceri e a uno stato di guerra, con l’esercito che controlla chi vuole uscire o entrare in Lombardia. Una comunicazione che ha generato una follia collettiva, difficile da fermare forse più del virus. E.G.