ABBIATEGRASSO – Il  Comitato Popolare intercomunale per l’ospedale Cantù scrive: “Nei primi giorni di agosto  l’ipotesi dello spostamento del servizio di Guardia Medica dall’ospedale di Magenta  ad Abbiategrasso ha fatto scattare la reazione immediata dei politici del magentino, Del Gobbo, Scurati e Trezzani hanno subito scritto al direttore di Ats Milano  per “evitare lo spostamento – hanno sostenuto – di questo fondamentale presidio sanitario, ovvero la Continuità Assistenziale, unico punto aperto, alternativo ai medici di base, dal venerdì sera al lunedì mattina”. Il sindaco di Corbetta  si era, a sua volta, subito attivato mettendo a disposizione uno spazio nella sua città. L’ipotizzato spostamento della Guardia Medica (ora chiamata Continuità Assistenziale) da Magenta  ad Abbiategrasso è stato immediatamente contrastato e respinto. All’ospedale di Abbiategrasso,  un servizio  ancora più importante  per il territorio dei comuni dell’abbiatense nel dicembre 2016, è stato tolto con grande leggerezza: il servizio primario di Emergenza-Urgenza di Pronto Soccorso notturno, in un ospedale nuovo, completamente rifatto, costato 30 milioni di euro di soldi pubblici. La Guardia Medica ad Abbiategrasso è stata recentemente spostata in via San Francesco dove si tenevano le vaccinazioni a cui ora è stato destinato lo spazio prima occupato dalla Guardia Medica in Pronto Soccorso (scelta discutibile essendo il P.S. luogo di accoglienza e di accessi ancora da valutare, quindi  più a rischio di contagi) . Un P.S. che continua peraltro ad essere chiuso di notte e depotenziato  A nulla sono valse  numerose promesse, rivelatesi false o ignorate come la delibera regionale del 7 maggio 2019 che prevedeva il ripristino dei servizi tolti. Poiché si tratta di decisioni politiche e la Regione decide sulla Sanità senza bisogno di deroghe come dimostra quanto si è da poco verificato a Magenta, per la Guardia Medica, c’è da chiedersi cosa fa la differenza.  La risposta sembra proprio dipendere dal comportamento dei rappresentanti politici locali, sia a Magenta che ad Abbiategrasso governa come in Regione il centrodestra , ma mentre a Magenta  hanno immediatamente alzato la voce  per non perdere un servizio, ad Abbiategrasso il sindaco Nai, il vicesindaco Albetti, gli assessori Bottene, Comelli, Poggi, Bernacchi, Olivares e tutti consiglieri che compongono la maggioranza si sono distinti per il loro silenzio e inerzia Un silenzio prolungato nonostante l’emorragia continua di servizi. Nessuna reazione in febbraio quando  l’anestesista –rianimatore è stato tolto e reso solo ‘reperibile’ da altri ospedali nei giorni prefestivi e festivi, per essere reso di recente sempre solo reperibile, una decisione gravissima che  può mettere a rischio la sicurezza di utenti , degenti, operatori sanitari. Nessuna reazione alla chiusura della sala gessi e dell’importante servizio ortopedico di visite e controlli, registrati in P.S., una scelta utilizzata a far diminuire ulteriormente il numero di accessi per giustificare il progetto di una definitiva chiusura?  In silenzio, senza comunicarlo neanche agli operatori sanitari, ancora più recentemente, gli esami di laboratorio non vengono più refertati  al Cantù ma al Fornaroli di Magenta. Gli abitanti dei 14 comuni dell’abbiatense si oppongono dal 2016, il presidente dei sindaci Marco Marelli, ha chiesto di recente un ulteriore incontro con il direttore generale Odinolfi per partecipare al Poas e al neo direttore generale regionale Trivelli, senza ottenere risposte.  Abbiategrasso è città capofila e sede del Cantù da 138 anni, il sindaco Nai e la sua maggioranza perché non si oppongono? Perché non alzano la voce come i loro colleghi del magentino, per difendere l’ospedale,  per  non perdere il servizio più importante, quello che tutela la salute dei cittadini? Chiediamo all’Amministrazione comunale abbiatense di attivarsi anche perché venga abbattuto il monoblocco come previsto dal 2015, operazione già finanziata con 6 milioni di euro, finalizzata ad un parcheggio interno all’area ospedaliera per utenti e operatori. Il Comitato Popolare Intercomunale invita di nuovo  tutti a mobilitarsi, a non accettare passivamente lo smantellamento di un ospedale storico, rifatto nuovo e con attrezzature all’avanguardia”.