ABBIATEGRASSO – La cons. Magnoni, che presiede la Commissione consiliare I°, ha invitato i membri della Commissione regionale antimafia per avere informazioni e scegliere gli strumenti più idonei all’amministrazione comunale per contrastare la criminalità organizzata. Monica Forte, presidente della Commissione regionale, era presente fisicamente, lunedì 17, nell’aula consiliare del Castello Visconteo, il vicepresidente Alex Galizzi era, come diversi consiglieri abbiatensi, collegato da remoto. Purtroppo il collegamento non ha funzionato a dovere e ha penalizzato l’incontro, che si è rivelato molto interessante per le informazioni fornite. Monica Forte ha consegnato ai presenti alcune copie cartacee di un’importante indagine conoscitiva molto approfondita sul problema del traffico di stupefacenti legato al riciclaggio dei proventi della criminalità organizzata. Un documento che, ha dichiarato Forte, si aggiunge alle email che vengono regolarmente inviate a tutti i Comuni della Lombardia. Ha spiegato che, mentre la Commissione Antimafia parlamentare ha funzioni per lo più di inchiesta, quelle regionali hanno prevalentemente funzione preventiva. Per sapere come combatterlo, occorre innanzitutto conoscere il più possibile il fenomeno della criminalità organizzata sul territorio lombardo, in cui sono presenti varie mafie, la più forte per infiltrazione e attività illecita è l’’ndrangheta. Regione Lombardia per conoscere attraverso un monitoraggio provincia per provincia, collabora con l’università, dove si studia come evolvono le mafie in Lombardia secondo la situazione economica e storica. La pandemia ha inciso fortemente sulla presenza delle mafie che, dalla fine del 2019, già iniziavano a occuparsi di dispositivi sanitari e rifiuti speciali e, con la crisi, hanno intensificato l’usura ai danni di piccole e medie imprese, uno strumento utile a mettere il creditore in una condizione di fragilità e dipendenza per impossessarsi poi dell’azienda e impiegare, riciclandolo, il denaro sporco. La Commissione Antimafia della Lombardia nel 2020 ha iniziato un ciclo di incontri con associazioni e rappresentanti di varie categorie, ha poi allertato tutti i Comuni a porre attenzione a quanto stava accadendo e dare indicazioni di referenti ai soggetti a rischio usura. Servono punti di riferimento e aiuti, perché difficilmente chi è in difficoltà denuncia, sia perché si vergogna del suo indebitamento sia perché è spinto a commettere reati, una tecnica mafiosa per rendere complice e far sentire colpevole. La Regione invia ai Comuni anche linee guida per l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia. E’ utile alle amministrazioni comunali contattare l’Agenzia nazionale dei beni confiscati anche per capire come un bene può essere utilizzato per rispondere alle esigenze del territorio su cui si trova. E’interessante anche sapere che alcuni Comuni si convenzionano per rispondere a esigenze sociali condivise. La Commissione regionale è disponibile a un affiancamento nell’elaborazione dei piani triennali anticorruzione, a fornire aggiornamenti di come agire in caso di operazioni sospette sul territorio. Invita ad approfondire soprattutto gli appalti in affidamento diretto, le mafie infatti preferiscono tanti piccoli appalti a quelli più importanti ma più controllati. Un’eccellenza per la prevenzione sono i CPL (Centri Promozione Legalità), finanziati dalla Regione perché organizzano nelle scuole progetti di educazione alla legalità. Il vice presidente Galizzi ha sottolineato l’importanza di coinvolgere le scuole e tutta la cittadinanza, “il cittadino è la prima vedetta – ha affermato – anche se a volte è sfiduciato da una gestione che lascia impuniti. C’è particolare allarme a proposito delle droghe, perché stiamo tornando alla situazione degli anni ’80, troppi giovani e   famiglie rischiano la rovina. Occorre fare fronte comune, occorre fare squadra”. Sono state chiamate in causa anche le banche che, con le restrizioni rispetto al credito, loro principale funzione, spingono le aziende a cadere nel tranello dell’usura, ora le banche fanno finanza mentre devono fare soprattutto credito. Il messaggio più importante per le aziende che stanno entrando nel tunnel delle vittime di usura è che non sono sole e che gli enti locali sono un punto di riferimento. Una Commissione comunale antimafia, ha sottolineato Monica Forte, “ha un altissimo valore simbolico, dà un chiaro messaggio al territorio, ma se la si istituisce senza poi farla lavorare, sortisce l’effetto contrario”.  E’ possibile conoscere beni confiscati alla mafia in ogni Comune tramite la rete ‘Openregio’. Per quanto riguarda invece le segnalazioni sospette si può utilizzare la piattaforma ‘Whisteblowing’ da cui scaricare moduli che snelliscono le procedure. Poiché la mafia è cambiata, è più invisibile e più sommersa, bisogna fare ancora più attenzione e non sottovalutare nessun segnale ma monitorare attentamente. In chiusura è stata annunciata dalla presidente Magnoni la riconvocazione in tempi brevi della Commissione I° e il coinvolgimento di associazioni e soggetti che si occupano di mafia per un proficuo scambio di informazioni. E.G.