ABBIATEGRASSO – Come abbiamo già scritto, da quando le RSA, a cominciare dal Pio Albergo Trivulzio, sono diventate focolai di contagio e di morte per molti anziani, si è iniziato a indagarne le cause e risalire a eventuali responsabilità. I NAS, Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri, hanno ispezionato diverse residenze per anziani e tra queste anche la struttura milanese del Golgi Redaelli. Qualche giorno dopo sono arrivati anche ad Abbiategrasso a sequestrare cartelle cliniche e a monitorare la situazione. Una situazione comune purtroppo a tante case di riposo con un numero altissimo di decessi, soprattutto in Lombardia dove pare che la Delibera regionale dell’8 marzo che chiedeva alle RSA di ospitare pazienti Covid sia la principale responsabile. All’istituto Golgi il contagio si è sviluppato soprattutto nel reparto di riabilitazione che ha accolto pazienti probabilmente asintomatici al momento dell’ingresso ma di fatto positivi. In poche settimane e da quando finalmente sono iniziati i tamponi agli ospiti, 90 sono risultati contagiati ma molti sono anche gli operatori sanitari in malattia con sintomi riconducibili al Coronavirus. Oltre 30 i decessi e grande preoccupazione destano le condizioni dei ricoverati in ospedale. Quando il contagio si è manifestato, i pazienti Covid sono stati isolati in un reparto apposito ma ormai circolava e per di più, gli operatori fino a metà marzo non avevano a disposizione i dispositivi per tutelarsi e tutelare gli ospiti. Il contagio si è quindi diffuso facilmente. Grande cordoglio ha suscitato la scorsa settimana la perdita di Caterina Gabriele di 56 anni, che aveva lavorato come Oss in Riabilitazione ma che pur non avendo ora un ruolo a contatto con i pazienti è risultata contagiata. L’accesso ai familiari è stato vietato dal 9 marzo, e sono stati attivati collegamenti e videochiamate che non sono bastati a tranquillizzare. Non è bastato il bollettino quotidiano della dirigenza e hanno destato preoccupazione e disagio gli indumenti dei pazienti Covid lasciati all’ingresso, da ritirare in borse col nome. Indumenti da trattare con estrema cautela perché possibile fonte di altro contagio e se si aggiungono la preoccupazione per la salute dei propri cari, la carenza di informazioni e infine i decessi, si comprende perché si sta preparando una class action. Ovvero un’azione legale collettiva con cui si possono anche esercitare pretese risarcitorie. L’azione collettiva è uno strumento spesso utilizzato da associazioni di consumatori o da utenti per tutelarsi. La class action che si profila per il Golgi parte dall’appello comparso sulla stampa e sui social di un avvocato, Stefano Benvenuto, che ha sporto querela segnalando mancate precauzioni e pretende di conoscere eventuali responsabilità per la morte della madre ricoverata in buona salute in una RSA di Binasco. I parenti di alcune vittime Covid, ospitate al Golgi, chiedono come lui di conoscere se i loro cari sono stati adeguatamente tutelati, presentando una denuncia collettiva. Le indagini sono partite. E.G.