CISLIANO – Si è celebrata, come di consuetudine la prima domenica di novembre, la Festa dedicata all’Agricoltura e al Raccolto, ricorrenza che cade nella settimana che conduce all’11 novembre, giorno di San Martino, quando era d’abitudine per le numerose famiglie di agricoltori cambiare abitazione e trasferirsi da una cascina all’altra, facendo appunto “San Martino”, termine che è entrato nel gergo agricolo per indicare un trasferimento.
La Festa dell’Agricoltura e del Raccolto vuole dunque ricordare come ancora l’agricoltura sia al centro del territorio di Cisliano, Comune prettamente agricolo immerso nelle campagne del Parco Sud Milano. Nonostante i tempi siano cambiati e quasi nessun ragazzo si avvicini più al mondo agricolo, il Comune di Cisliano presenta ancora oggi molte realtà agresti tuttora funzionanti e ben avviate, da chi coltiva semplicemente un pezzo di terra a granturco agli agricoltori che allevano bestiame e producono latte che verrà distribuito per la lavorazione in prodotti caseari.
Sono stati proprio gli stessi agricoltori ad animare la festa, grazie all’esposizione delle macchine e delle attrezzature agricole sparse per tutto il perimetro di piazza San Giovanni. Non erano però presenti solo i mezzi che ogni giorno lavorano la terra, c’erano anche gli animali, che i più piccoli hanno potuto toccare con mano e persino portare a spasso, come è successo con il pony. La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco con il patrocinio dello stesso Comune, ha visto anche la presenza dei tipici piatti lombardi legati alla più stretta tradizione agricola, come la pasta e fagioli, il cotechino e la polenta, cucinati sempre dallo staff della Pro Loco.
Durante il pomeriggio la musica di Elena e Michele, insieme all’esibizione dei gufi del Re Nero Mario, hanno allietato grandi e piccini, portando invece i più anziani indietro con la memoria, quando Cisliano era un Comune dove il raccolto e l’agricoltura rappresentavano, insieme al bestiame, la principale forma di reddito per gran parte delle famiglie che lo abitavano. Giacomo Menescardi