ABBIATEGRASSO – Il picco dell’epidemia che ha colpito soprattutto le persone rese più fragili per età e patologie pregresse sembra finalmente superato. Nella residenza per anziani Fondazione Città di Abbiategrasso, di strada Cassinetta, come in molte altre rsa purtroppo molte persone hanno contratto il Covid-19 e 12 di loro hanno perso la vita. Un periodo tragico, cerchiamo di capire cos’è accaduto dalla testimonianza del presidente della struttura, avv. Paolo Bonecchi. “Nella fase iniziale della pandemia – afferma – la riposta della Fondazione è stata immediata nel rispetto delle linee guida regionali e dei protocolli approntati. La direzione generale ha da subito imposto e preteso l’uso della mascherine protettive quando ancora qualcuno pensava che un simile dispositivo di protezione potesse spaventare l’ospite. Abbiamo da subito bloccato le visite dei parenti quando ancora, anche se umanamente è comprensibile, qualcuno non capiva perché si dovesse procedere in modo così drastico. Abbiamo, come richiesto dai protocolli, approntato la misura della prova della temperatura corporea e predisposto appositi registri, per annotare il nome e la temperatura dell’operatore o della persona che doveva obbligatoriamente entrate nella struttura. Abbiamo da subito chiuso il centro diurno per evitare rischi di contaminazioni dall’esterno e approntato tutti i dispositivi di protezione che il protocollo del momento richiedeva, pur tra mille difficoltà di approvvigionamento, come è accaduto del resto in tutte le strutture. Vane sono state le richieste avanzate alla Protezione Civile nazionale, regionale e, solo quella locale, quando possibile, ci ha dato un prezioso aiuto e a cui va un enorme e sentito ringraziamento, ringrazio anche l’associazione Emergenza e Solidarietà di Abbiategrasso. La stessa difficoltà l’abbiamo riscontrata nel reperire collaborazioni infermieristiche nei periodi di massima emergenza”. Quando il Coronavirus è entrato nella struttura? “Il virus purtroppo, nonostante le precauzioni accennate, si è manifestato il 10 aprile. Abbiamo immediatamente richiesto tamponi, utilizzando tutte le forme ufficiali possibili ma non sono mai stati concessi, perché non previsti, se non dal momento del primo positivo. Da subito abbiamo adottato tutti i dispositivi ulteriori che la situazione di Rsa Covid richiedeva”. Ora come siete organizzati? “Abbiamo i massimi livelli di protezione individuale pur dovendoci sobbarcare costi importanti. Abbiamo un percorso pulito e un percorso ‘sporco’ e grazie a due tende donateci dalla protezione civile abbiatense possiamo procedere alla vestizione e svestizione degli operatori senza utilizzare locali interni alla struttura. Abbiamo più volte, sempre come da protocollo, sanificato gli ambienti. Aver dovuto affrontare il virus nella struttura dalla prima decade del mese di aprile a livello sanitario ci ha consentito di approntare protocolli di cura molto più efficaci di quelli seguiti nel mese di marzo. Abbiamo riscontrato una percentuale di positivi di circa il 70 % degli ospiti. I decessi ‘anche Covid’ si sono assestati su una percentuale di circa il 12 % del totale degli ospiti. Allo stato, da oltre un mese, gli ospiti stanno tutti bene e continuano la loro vita ‘normale’ putroppo all’interno delle loro stanze per evitare contatti, con difficoltà da parte di tutti visto che la mission di una Rsa è e deve essere quella della garanzia del benessere dei propri ospiti anche e soprattutto per mezzo della socializzazione. Oggi la stragrande maggioranza degli ospiti è risultata negativa, quindi vi sono intere ali della struttura con persone che possono tornare a una vita quasi normale sebbene costantemente monitorata per evitare rischi. Giovedì abbiamo eseguito 34 dei tamponi che concluderemo la prossima settimana, la terza fase dovrà dimostrare la definitiva negatività della quasi totalità degli ospiti sperando che lo sia già anche quella minima parte che ancora risulta debolmente positiva”. Quali sono ora le disposizioni per gli accessi e la presa in carico di nuovi ospiti? “Allo stato attuale c’è una richiesta notevole di assistenza dovuta anche alla chiusura forzata della struttura ai nuovi accessi. Già dalla scorsa settimana avevamo preso atto delle linee guida apportate dalle commissioni specialistiche di Regione per i nuovi accessi, linee che sono state formalizzate con la delibera regionale n. 3226 del 9.6.2020, delibera che ha anche confermato, per ora, la chiusura dei centri Diurni all’interno delle strutture e ha cristallizzato le linee guida da seguire per i nuovi accessi in Rsa. Sottolineo, come, allo stato, la procedura non consentirà immediati accessi,posticipando così la possibilità delle strutture di tornare a offrire assistenza a pieno regime e automatocamente a introitare rette. I punti salienti sui nuovi ingressi sono cosi sintetizzabili: si inizia con una inchiesta telefonica per capire se il potenziale ospite abbia avuto sintomi sospetti e/o febbri nei precedenti 14 giorni e se il potenziale ospite usufruisca di un isolamento domiciliare. Verranno poi effettuati, da personale della Fondazione, a domicilio, un esame sierologico e un tampone. Se entrambi risulteranno negativi, seguiranno 10 giorni di isolamento per l’ospite a casa propria, con verifica da parte della Fondazione che l’isolamento venga effettivamente effettuato e rispettato. Al temine verrà effettuto un secondo tampone di conferma che se sarà negativo consentirà all’ospite l’accesso in struttura. Nel caso invece risultassero un sierologico positivo e un tampone negativo, sono previsti 10 gg di isolamento, ma dopo due giorni dal primo siero e tampone occorrerà ripetere il tampone. Dopo 10 giorni occorrerà effettuare un terzo tampone che se sarà negativo consentirà all’ospite di entrate nella Rsa. Quindi gli accessi saranno pertanto contingentati e non immediati. Altro punto della delibera che ridurrà la possibilità di riempire i letti è che nel caso un ospite venga inviato in ospedale al ritorno dovrà fare una quarantena di 14 giorni in stanza singola. Con ogni probabilità, per ogni ospite che tornerà dall’ospedale, dovremo mettere a disposizone stanze che per noi nella maggior parte dei casi sono stanze doppie che diventeranno, a tutti gli effetti, inutilizzabili”. I posti degli ospiti in isolamento a casa propria e gli altri posti in camere doppie, lasciati liberi per il distanziamento sociale e per evitare nuovi casi, gravano sulla Fondazione? “Tutto questo incide e inciderà molto sulle entrate della Fondazione, per non parlare dei costi per i dispositivi di protezione, che hanno avuto costi importanti extra budget che hanno toccato cifre a 5 zeri. Attualmente siamo ancora senza alcuna previsione da parte degli organi preposti circa eventuali contributi/incrementi per fronteggiare la crisi finanziaria che sta colpendo tutte le Rsa della regione Lombardia. Mi si consenta da ultimo un utilizzo finalizzato del mezzo stampa per ribadire che ogni aiuto finanziario dovesse arrivare dalla cittadinanza che ha sempre dimostrato interesse a benevola attenzione verso il nostro ente sarà gradito e accolto con grande Riconoscenza”. Enrica Galeazzi