Sono Andrea Pasini un giovane imprenditore di Trezzano Sul Naviglio un paese in provincia di Milano, vorrei proporre al Ministro dell’Interno Matteo Salvini due o tre soluzioni risolutive per cui non di sinistra, per dare una risposta decisa e concreta all’emergenza Rom nel nostro paese. Sono sicuro che il Ministro Salvini coglierà positivamente queste proposte.
Caro Ministro dell’Interno Matteo Salvini: a volte conviene gettare lo sguardo al di là del confine ad esempio in Francia, non tanto per imparare i metodi di integrazione e costruzione di una società multiculturale (che anzi là sono drammaticamente falliti), quanto per fare nostra la loro constatazione che l’integrazione è impossibile. Risalgono a qualche tempo fa e crearono parecchio scandalo le dichiarazioni dell’allora Ministro dell’Interno francese Manuel Valls sull’urgenza di “smantellare i campi rom in Francia” e di “rinviare i rom alla frontiera” in quanto “la loro aspirazione è tornare in Bulgaria e Romania”. In quelle frasi c’era l’ammissione che i primi a non volersi integrare sono gli stessi rom che “hanno modi di vita molto diversi e in contrasto coi nostri”. C’era il riconoscimento che una civiltà si fonda sulla condivisione di stessi luoghi e modi di vivere, non sul loro rifiuto o sull’utopia di poter conciliare culture e stili di vita agli antipodi. E c’era la preoccupazione sugli enormi problemi di natura sociale che quella mancata integrazione crea, dal degrado alla sicurezza, dalla spesa pubblica per garantire l’esistenza dei campi nomadi alla questione culturale di cosa significhi avere un’identità francese ed europea. Ebbene, quelle frasi di Manuel Valls tornano tremendamente di attualità oggi e nel nostro Paese, uno Stato voglio ricordarlo in cui i rom rappresentano numericamente un’emergenza sociale non minore che in Francia, visto che sono in tutto circa 180mila. E proprio come Oltralpe, anche da noi hanno l’abitudine ammessa da loro stessi e confortata da ripetuti episodi di cronaca di vivere “a spese nostre” in un triplice senso: perché si rifiutano categoricamente di pagare le tasse; perché vengono assistiti dal nostro Stato e precisamente dalle amministrazioni a trazione di sinistra con erogazioni a pioggia (l’ultimo piano Rom è costato al nostro Paese circa 60 milioni di euro); e perché per tirare a campare anziché lavorare come tutti gli altri onesti cittadini, spesso si abbandonano a pratiche illegali o propriamente criminose (inutile citare i ripetuti casi di borseggi, furti nelle abitazioni e fenomeni di accattonaggio ad esempio). A ciò si aggiunge il rifiuto del concetto stesso di vita stanziale e di adesione alle più elementari norme igienico sanitarie. Basti fare un giro nei campi rom per capirlo: la presenza di baracche e catapecchie al posto di regolari fabbricati, e la mancanza dei requisiti sanitari fondamentali ne fanno quasi dei luoghi di sospensione delle normali condizioni di civiltà, isole infelici escluse dalla modernità, oltreché aree a margine in cui il rischio di autoghetizzazione e di auto-esclusione è fortissimo. Per cui la domanda ora sorge spontanea: ad esempio nelle più grandi città italiane, da Milano a Roma (dove si concentra la più alta percentuale comunità rom) che facciamo dei campi Rom? Continuiamo a tenere aperte queste baraccopoli e magari a favorire il proliferare di quelli illegali, incentivando in tal modo anche il crimine che là trova quasi un brodo di coltura? O piuttosto prendiamo misure drastiche a valle ? E cioè, chiudere tutti i campi rom (anche quelli legali) a meno che non cambino natura, cioè si adeguino ai normali criteri abitativi, urbanistici e igienico-sanitari del resto della città e accompagnare alla frontiera i rom che rifiutano di vivere in Italia rispettandone le leggi e le regole della comune convivenza e dare loro l’opportunità” (chiamiamola così) di tornare nel loro Paese (formalmente non sarebbe un’espulsione né una violazione di Schengen, ma un venire incontro alle loro aspirazioni di vita, incompatibili con la nostra civiltà) ed estradare tutti i rom che delinquono, facendoli processare nel loro Stato di origine, con la condizione di non poterli mai più far rientrare in Italia per sempre ed espellere (stavolta in senso letterale) tutti i rom non comunitari. Sarebbe inoltre indispensabile una buona volta per tutte effettuare subito un censimento di tutte le comunità rom presenti sul territorio nazionale, per identificare con foto segnaletiche e impronte digitali obbligatorie tutti i rom, anche i minorenni. E che non si permetta nessuno di urlare allo scandalo, aggrappandosi alla legge sulla privacy! Perché se una persona non ha nulla da nascondere, che timore dovrebbe avere a farsi fare foto segnaletiche e dare le proprie impronte digitali ? Ciò del resto consentirebbe di creare un database dettagliato su tutti i rom presenti nel nostro paese ed inoltre permetterebbe di sapere chi siano realmente le persone identificate. Dico “realmente” perché ci sono moltissimi casi in cui la vera identità di molti rom cambia nel corso della loro vita probabilmente per varie opportunità, talvolta legate ad attività criminose. E Questo non è più accettabile. A tutti i rom va lanciato un messaggio forte e chiaro: o venite in Italia e rispettate le nostre leggi e condividete i nostri valori o sarete rispediti immediatamente nel vostro paese. Dovrebbero essere queste le misure adeguate per ristabilire un pò di ordine nelle comunità rom presenti in Italia e sono sicuro che il Ministro dell’Interno Matteo Salvini saprà ristabilire ed impartire delle regole a questa comunità ormai completamente allo sbando da anni. Ho piena fiducia in Salvini perchè ha dimostrato con coraggio e decisione di non avere paura di violare il politicamente corretto, di apparire scomodo alle lobby europee, di risultare xenofobo ed ha invece dimostrato di risolvere i problemi in maniera concreta al posto che, come si è fatto per tutti questi anni di eluderli i problemi. Andrea Pasini Trezzano Sul Naviglio