ABBIATEGRASSO – Una Commissione consiliare aperta in cui, su richiesta di Domenico Finiguerra, ai consiglieri si sono aggiunti i membri della Consulta recentemente ricostituita e presieduta dall’ex sindaco Albetti. Tema della serata: Il POAS (Piano Organizzativo Strategico) e cosa prevede per l’ospedale Cantù. Primo a intervenire Bessi (Movimento Diritti del Malato) per invitare al presidio organizzato per venerdì 4 dalle 9 alle 12 davanti all’ospedale, Gai (Officina) ha richiesto una introduzione al sindaco Arrara che prontamente ha letto un articolato intervento, rivendicando “la preoccupazione per l’ospedale in questi 4 anni, le cinque assemblee pubbliche, la raccolta firme, la presenza sei volte ad Abbiategrasso del direttore generale Lombardo”. Ha elencato i cambiamenti in corso della sanità, il passaggio da Asl ad Ats e ASST, ricordando che facciamo parte dell’ASST dell’ovest-milanese e la “visione globale prevista dalla riforma per i 4 ospedali” dell’azienda di Legnano. Ha ribadito che per tutti gli ospedali è in corso una riorganizzazione, ha criticato la modalità di presentazione del Poas ai sindaci, solo tramite slide e messo in evidenza “le positività del POAS per Abbiategrasso: viene ribadito il forte impulso al piede diabetico, la valorizzazione dell’oculistica e il mantenimento della chirurgia di minore importanza”. Ha sostenuto che per altri interventi quali quelli al femore, per sicurezza è richiesta la rianimazione e ha sostenuto: “Ho condiviso la raccolta firme per il P.S. che non può essere mantenuto di notte. Ci stiamo battendo perché la radiologia non venga sottoutilizzata, mi son trovato col sindaco di Trezzano che raccoglie firme, mentre Besate e Rosate ritengono di essere più vicini a Pavia e Vigevano. Non dobbiamo fare una battaglia generica ma focalizzare cosa vogliamo ottenere”. Subito dopo Albetti ha relazionato sui due incontri della Consulta, ha detto che quando vi ha partecipato il dg Lombardo ha spiegato le difficoltà dell’azienda. Albetti ha ammesso che “tutto l’inghippo sta nel togliere l’anestesista di notte e che preoccupazione destano anche l’ortopedia, la chirurgia, il pensionamento di diversi primari ma che le valutazioni vanno fatte sui dati reali. Avevamo chiesto al sindaco di incontrare gli altri sindaci del territorio prima della presentazione del Poas, le scelte fatte in questo periodo tendono a sminuire invece che a potenziare il Cantù. Occorre condivisione, è inutile il campanilismo, ricordo che abbiamo portato l’oculistica da Magenta ad Abbiategrasso, occorre una trattativa in vista dell’approvazione del Poas, i tempi sono stretti.”. Il dott. Ceretti (lista civica Vivere A.) ha proposto invece una lettura diversa delle leggi citate dal dg Lombardo, dimostrando che l’interpretazione e i conti dati sono confutabili e che per la sicurezza basta il rianimatore non la rianimazione. “Sono stati spesi 35 milioni di euro – ha ricordato – l’ospedale deve assicurare il trattamento dell’acuzie anche dal punto di vista clinico non solo chirurgico, Lombardo dimostra di non frequentare e non conoscere l’ospedale di Abbiategrasso e in Regione è bene che si sappia che non vogliamo essere penalizzati. La legge va interpretata al meglio e non strumentalizzata da qualche piccolo interesse locale”. Finiguerra ha posto la domanda cruciale: “Dobbiamo decidere che tipo di battaglia politica fare se accontentarci di portare a casa qualcosa o se fare una battaglia più alta, superando le nostre appartenenze politiche e chiedendo conto a Regione Lombardia perché un ospedale che è costato milioni di euro ora debba diventare solo un grande ambulatorio. Siamo pronti ad andare a reclamare sotto il Pirellone? Non si riesce a capire e ad andare a fondo sulle liste d’attesa che spingono a rivolgersi a strutture private. Avevo chiesto che fossero invitati anche i 14 sindaci del territorio, dobbiamo coinvolgere i cittadini, coinvolgere organi di governo, anche la Corte dei Conti visto che sono stati spesi tanti milioni, perché non c’è il rianimatore? Facciamo un consiglio comunale aperto sull’ospedale e prendiamoci un impegno solenne…”Anche il dott. Montecchio ha ribadito che “salta tutto per la mancanza del rianimatore e la chiusura del P.S. notturno porterà a chiuderlo anche di giorno. Abbiamo una filiera importante, l’ospedale cura le acuzie al costo di 1.000 € al giorno, a 200 metri il paziente può essere presto trasferito a una struttura intermedia come il Golgi che costa 200, è possibile fare un buon lavoro e risparmiare”. E’ stata data la parola anche ai presenti in sala, la sottoscritta ha ricordato che solo 2 anni fa i giornalisti sono stati invitati ad assistere a due importanti interventi effettuati in videoconferenza internazionale dal dott. Sarro, per la sua perizia e per le sale operatorie eccellenti, cade quindi l’alibi della mancanza di rianimazione che non c’è mai stata e si ribadisce che invece è indispensabile il rianimatore, si tratta solo di rivedere l’organico. I politici sono stati invitati a chiedere in Regione di investire sul Cantù, vista la disponibilità annunciata dal governatore, a favore della sanità lombarda. Un invito è venuto anche a rivedere “la mentalità di chi dirige la sanità pubblica che costringe a causa di lunghe attese, a rivolgersi al privato”. E’ stato riproposto il passato eccellente del Cantù, grazie a medici come Alessandrini, Corigliano, Comin, è stato fatto notare che date le difficoltà viabilistiche gli abbiatensi se possono evitano Legnano e si rivolgono all’Humanitas o al San Raffaele, più distante ma raggiungibile coi mezzi. Ad Albetti che chiedeva “Non creiamo allarmismo” rispondeva Angela Gandelli: “Se si vuole tergiversare e non fare nulla, ditelo!” Altri , come Marco Scotti, hanno richiesto a gran voce “atti concreti e far valere il peso politico del territorio con i sindaci e con la gente, propongo una commissione operativa”, di subalternità a Magenta ha parlato Matarazzo presidente del Consiglio. La decisione finale è stata la convocazione per martedì dei capigruppo e di alcuni rappresentanti della consulta per stendere un documento da presentare agli altri sindaci ed iniziare, in extremis, una mobilitazione anche istituzionale sul territorio. E.G.