ABBIATEGRASSO – Si chiamano in gergo “lacci”, fili d’acciaio micidiali posizionati nei punti di passaggio della fauna selvatica che non trova scampo. Coperte dai rovi, nascoste tra la fitta vegetazione, quattordici di queste trappole stavano per essere posizionate all’interno del Bosco del Moro ad Abbiategrasso, nel cuore dell’area naturalistica del Parco del Ticino.
A bloccare il bracconiere M.F., 31 anni, sono stati due Guardiaparco durante un servizio di pattugliamento appiedato. Davide Cameroni e Massimo Balocco hanno sorpreso il bracconiere mentre era in procinto di posizionare il primo di quattordici lacci. L’uomo è stato denunciato per caccia in territorio di Parco naturale, caccia con mezzi non consentiti e caccia in giornata di divieto di caccia. L’uomo è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria competente. Nel corso dell’operazione oltre alle quattordici trappole è stato sequestrato il mezzo col quale il bracconiere si era avvicinato al luogo per svolgere l’attività illegale. All’ uomo sono state contestate anche alcune violazioni di carattere amministrativo. “Ringrazio i Guardiaparco per il lavoro svolto – commenta il presidente del Parco Gian Pietro Beltrami –. Nonostante la nostra vigilanza sia sotto organico, riesce a garantire il monitoraggio di un territorio vasto come il Parco del Ticino. L’operazione antibracconaggio di Abbiategrasso è la dimostrazione che siamo sempre presenti quando si tratta di far rispettare la natura e le leggi”. Le trappole utilizzate, denominate lacci, sono costituite da cavi in acciaio di cui un lato è ancorato ad una pianta e l’altra estremità posta a cappio. Questi strumenti di cattura vengono posti dai bracconieri sui passaggi che abitualmente vengono percorsi dalla fauna selvatica come cinghiali, caprioli e lepri, e in caso di cattura provocano una morte lenta dell’animale mediante soffocamento. Inoltre sono mezzi di cattura non selettivi in quanto possono accidentalmente catturare altra fauna anche protetta, come tassi, faine, martore nonché cani non al guinzaglio.