ABBIATEGRASSO – “Le cose dimenticate” di viale Manzoni merita una visita che assicuriamo molto piacevole. E’ un negozio “vintage”, termine che si pronuncia sia in inglese che in francese e che indica un oggetto vecchio di almeno 20 anni. Deriva dal francese “vendange” ossia vendemmia che a sua volta indica i vini d’annata di pregio, quindi con questo attributo si indicano oggetti vecchi o antichi di pregio. Nel negozio di Abbiategrasso ci sono oggetti, abiti, scarpe importanti, raccolti da Silvia Invernizzi e da mamma Nadia Rumi, appassionate di tutto ciò che è bello, oggetti che raccontano una storia, oggetti che hanno accompagnato a lungo la vita di altre persone e che sono ora disponibili e pronti a fare un percorso nuovo, con altre persone, e forse aspettano proprio noi. Chiediamo a Silvia Invernizzi come le è venuta l’idea. Risponde: “Da quello che ha detto lei, sono convinta e mia mamma si è fatta trascinare da questa idea, che le cose hanno una loro storia, abbiamo tantissime cose che arrivano da persone diverse, che sono tenute benissimo perché sono state molto amate, che ora hanno bisogno di entrare nella vita di qualcun altro e che portano anche l’energia delle loro storie. Abbiamo avuto e abbiamo tuttora vestiti d’epoca anche molto rari da trovare”. Silvia mostra due abiti in particolare: “Un Positano in pizzo bianco, originale degli anni ’60, un altro degli anni ‘50, che sono stati portati da persone di cui, pur mantenendo l’anonimato, posso raccontare la storia. In quale occasione è stato indossato, perché è stato conservato a lungo in un armadio. Purtroppo gli anni migliori del ‘vintage’ gli anni ‘50 e ‘60 sono gli anni di coloro che oggi hanno un’età per cui questi vestiti non possono più essere indossati, per cui tornano a disposizione per essere tenuti tra le braccia di qualche altro uomo, per un altro bacio.. Questo abito rosa ad esempio evoca la dolce vita”. Da dove nasce il nome “Le cose dimenticate”? “Dal fatto che a volte ci si dimentica di averle nell’armadio, cose dimenticate dal nostro subconscio, dalle cose che hanno bisogno di essere ricordate, non ce ne siamo disfate perché legate a ricordi, ma attendono di essere vissute ancora”. C’è anche una bella e interessante bigiotteria “Sono oggetti sia degli anni ‘50 che della fine ‘800, anche questi oggetti sono legati a storie d’amore, non mi credevo così romantica ma quando ascolto certe storie…” Ce ne racconti una: “Posso raccontare la storia di un vestito da sera del 1939 che ho avuto qui ed è stato per me motivo d’orgoglio, avevamo la fila di persone che entrava anche solo per vederlo. Un abito in crepe de chine, nero, con organza di seta, un corpetto a cuore in macramè bianco, con le due tasche per i carnet da ballo, fatte in modo particolare, un abito ‘da ballo’ perché questa signora, che oggi ha 97 anni, quella sera che lo indossava a Milano perché compiva 18 anni era stata invitata al ballo dove ha conosciuto suo marito. Per tutta la vita, attraversando guerre, il matrimonio, momenti di crisi, la nascita dei figli, ha sempre tenuto nascosto questo vestito in un sacchetto, chiuso nell’armadio. Quando le figlie recentemente hanno dovuto purtroppo ricoverarla e hanno disfatto la casa l’hanno trovato. Quando l’ha rivisto la mamma ha detto alla figlia: ‘E’ ora che lo metti tu’, ma la figlia che ha 76 anni non l’ha ritenuto possibile, un abito importante, cucito per una donna alta un metro e 75 e molto magra, difficilmente portabile. Storie bellissime, qualsiasi materiale trattiene la memoria, ma il tessuto in modo particolare, un po’ come il marmo e la pietra. Pensare che quell’abito era stato concepito e cucito prima ancora della seconda guerra mondiale da una persona ignara di quanto sarebbe successo poco dopo, anni di guerra e bombardamenti su Milano, mi ha impressionata. Mi ha fatta entrare nei ricordi di una ragazza spensierata davvero, noi invece, figli di persone che hanno vissuto la guerra, non lo siamo mai stati, è stato come… toccare la storia. L’ha comprato una collezionista che lo farà sfilare in contesti ‘vintage’”. Avete anche scarpe.. “Sì, anche se pensavamo di avere più persone interessate alle scarpe, in realtà molto dipende dalla portabilità. Se non è il numero, è la forma o il tacco… teniamo solo pezzi molto particolari come ad esempio queste n. 40, spettacolari, fatte per il mercato americano, mai messe. Teniamo cose firmate che possono essere lette, nella qualità di fattura e materiali o perché disegnate direttamente da uno stilista come Valentino…in questo negozio arriva di tutto così come le persone, grazie al passaparola, abbiamo tutto in conto vendita e la clientela arriva tramite Facebook, Instagram, tutte le clienti diventano amiche, vengono, si fermano, imparano… uno dei motivi per cui ho aperto è stato voler fare cultura, attraverso gli oggetti, per far scoprire che c’è altro oltre al nuovo o ai mercatini dell’usato, arrivano, sentono raccontar. .. in questo che considerano un museo della bellezza e della gentilezza. Secondo me il bello di questo negozio è che c’è tanta gentilezza, nei tessuti e anche in noi”. Cose e storie bellissime, da non dimenticare e… vivere. Enrica Galeazzi