ABBIATEGRASSO – Ricordando un tempo lontano l’Associazione Culturale Festival del Teatro e della Comicità ha rappresentato, sul palcoscenico del Castello Visconteo, uno spettacolo dedicato ad Alessandro Manzoni.
A 150 anni dalla sua morte, sabato 8 luglio, Isadora Dellavalle, Alessandra Cavalli e Carmine D’Aria hanno interpretato un testo, scritto appositamente per questa sera, intitolato “Alessandro Manzoni – dal Lazzaretto ai monti; la lunga strada del perdono”.
Nello spettacolo s’intrecciano brani tratti da “I promessi sposi”, dalla “Colonna infame” e dal “Conte di Carmagnola”, con cenni alla biografia dello scrittore inseriti nel contesto storico culturale in cui è vissuto. Il 7 marzo 1785 nacque a Milano lo scrittore, poeta e drammaturgo “Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni” da una famiglia illustre. Il nonno materno era Cesare Beccaria, autore del trattato “Dei delitti e delle pene” e uno dei principali animatori dell’illuminismo lombardo. La famiglia paterna era più modesta. Il padre don Pietro Manzoni discendeva da una famiglia nobile di Barzio, in Valsassina, stabilitasi a Lecco nel 1612. Dicerie quasi certe affermavano che il padre naturale di Alessandro Manzoni fosse un amante di Giulia Beccaria.
La cultura di Alessandro fu frutto dei padri Somaschi, dapprima a Merate poi a Lugano, e infine si affidò a Francesco Soave, celebre erudito e pedagogista. In seguito passò al collegio dei Barnabiti, dove intrecciò alcune amicizie che restarono durature nel corso degli anni.
Una grande emozione fu per il Manzoni l’arrivo di Vincenzo Monti, che considerava il più grande poeta vivente. Altri autori storici prediletti dallo scrittore furono Virgilio e Orazio, come Dante e Petrarca. Un ruolo importante nell’educazione di Alessandro fu ricoperto da Parini e Alfieri. Le riflessioni di Alessandro Manzoni furono tutte incentrate sulla situazione politica del suo tempo.
Il “Conte di Carmagnola” fu la sua prima tragedia. Composta tra il 1816 e il 1819, quest’opera fu pubblicata nel 1820. La vicenda editoriale non fu semplice. La polizia austriaca aveva intensificato la censura e aveva disposto la chiusura del Conciliatore complicando anche la pubblicazione dell’opera. La tragedia racconta della caduta in disgrazia del condottiero veneziano dopo la battaglia di Maclodio. La condanna del Bussone, accusato di corruzione, denuncia l’ottusità delle istituzioni. Tale comportamento porta anche alla punizione di atti di generosità.
La prima idea del romanzo risale per Alessandro Manzoni al 1821, quando cominciò la stesura del “Fermo e Lucia”. Il romanzo storico più celebre e più letto tra quelli scritti in lingua italiana è “I promessi sposi”. Ambientato in Lombardia tra il 1628 e il 1630, durante il dominio spagnolo, si basa su una rigorosa ricerca storica e gli episodi del XVII secolo si fondano su documenti d’archivio e cronache d’epoca. Vicende della “Storia della colonna infame” sono state ricordate, dagli attori dell’Associazione Culturale in scena sabato, in quanto saggio storico pubblicato come appendice al celeberrimo romanzo “I promessi sposi”.
La riflessione manzoniana fu caratterizzata da uno spiccato senso morale. L’amministrazione della giustizia penale al tempo della dominazione spagnola della Lombardia divenne, nel romanzo del Manzoni, una lezione universale sugli errori e i terribili abusi a carico dei poveri cittadini innocenti.
Il filo conduttore dello spettacolo è il perdono. Alessandro Manzoni vedeva nel pane un significato simbolico. Nei Promessi Sposi Fra Cristoforo dice a Renzo e Lucia di conservare con cura il “pane del perdono”, per porgerlo poi ai propri figli quando ne avranno bisogno. Tale gesto doveva essere accompagnato dal tentativo di perdonare sempre i torti subiti.
Nel Conte di Carmagnola l’argomento del perdono torna al termine della tragedia. Il protagonista prima di morire perdona i suoi persecutori risollevandosi e confortandosi attraverso la fede in Cristo. L’intera rappresentazione è stata accompagnata da musiche famose della tradizione popolare suonate al piano da Angelo Coletti. Un ringraziamento va rivolto a Francesco Pellicini che ha diretto magnificamente gli artisti in scena. Laura Cittar