L'eco della città

Al Rotary Abbiategrasso il capitano dei Carabinieri Antonio Bagarolo, nominato Socio Onorario

ABBIATEGRASSO – Martedì 12 aprile, relatore eccezionale per gli amici del Rotary Club Abbiategrasso il Capitano della Compagnia di Abbiategrasso e Magenta, il Capitano Antonio Bagarolo che a soli 41 anni annovera esperienze prestigiose e importanti come ha ricordato il presidente Carlo Magani. Dopo l’Accademia Militare, la Scuola Ufficiali a Roma e tra i numerosi incarichi anche il comando di uno squadrone del 4° Reggimento dei Carabinieri a cavallo. Il presidente ha quindi, a nome di tutti i soci, nominato il cap. Bagarolo Socio Onorario del Club,  dicendogli “i nostri principi sono al sicuro nelle tue mani”. Sorpreso dell’inaspettato riconoscimento, il cap. Bagarolo ha ringraziato e richiesto che l’affiliazione sia riferita non alla sua persona ma al suo ruolo, in un patto di  collaborazione nella comune volontà di servire la collettività. “Accetto la nomina con piacere – ha affermato – come comandante dei Carabinieri e la tramanderò, la consegnerò al mio successore”. Un amore grande e indiscutibile per l’Arma e per i cavalli, così come la competenza, la professionalità, la disponibilità tra le sue molteplici doti hanno sorpreso e coinvolto tutti durante la relazione. “Vengo dal Reggimento a cavallo, una passione nella passione” ha esordito infatti il cap. Bagarolo, iniziando a presentare  la storia dell’Arma con la descrizione dello storico Gianni Oliva: “invocati nel momento del bisogno, (quante volte capita di sentire esclamare: ‘Chiamo i carabinieri’?); temuti nel momento della trasgressione (‘Attento, ci sono i carabinieri’); ricordati con or­goglio nazionale per il ruolo nelle missioni internazionali (‘In Afghanistan l’Onu vuole i carabinieri’); ridicolizzati in barzellet­te di ogni tipo (‘Sempre in due, perché uno sa leggere e l’altro scrivere’). Tra manifestazioni di consenso ed espressioni di dis­senso, i carabinieri rappresentano l’istituzione dello Stato che più profondamente è penetrata nell’immaginario collettivo degli italiani: più popolari del Tricolore e dell’Inno di Mameli, più co­nosciuti del profilo di Montecitorio e del Quirinale, più ‘presen­ti’ di qualsiasi altro corpo delle forze armate, nel quotidiano del nostro vissuto…” Ma come nacquero i carabinieri? Le regie patenti del 13 luglio 1814 furono  gli atti ufficiali, emanati dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I° che sancirono la nascita dell’Arma dei Carabinieri sul modello della Gendarmerie francese. “Il re volle che i Carabinieri fossero un corpo d’élite, per farne parte era ammessa una statura non inferiore a 1,75 m. e saper leggere e scrivere, la tabella di paga era la migliore e il carabiniere a cavallo guadagnava il doppio di uno a piedi, perché maggiormente specializzato. Anche la divisa da sempre è particolarmente ricca, con alamari d’argento, il pennacchio rosso e blu è un’attrattiva per molti giovani…” I carabinieri a cavallo erano in numero maggiore perché maggiore era la loro mobilità. Il battesimo col fuoco è nel luglio del 1815 con la prima carica a Grenoble per impedire a Napoleone fuggito dall’Elba di riprendere il potere così com’è da ricordare la battaglia gloriosa di Pastrengo nel 1848 con 3 squadroni di carabinieri a cavallo. Fu un italiano, il capitano di cavalleria Federigo Caprilli ad ‘inventare’ un nuovo modo di montare ‘assecondando il cavallo’, un’equitazione naturale che ottiene i migliori risultati. Ancora oggi i Carabinieri a cavallo hanno importanti compiti di Ordine Pubblico perché di grande impatto, per esempio nelle aree limitrofe allo stadio olimpico. Impossibile non ricordare i prestigiosi risultati sportivi del generale dell’Arma Raimondo D’Inzeo o il celebre ed entusiasmante Carosello storico dei carabinieri, uno spettacolo unico al mondo che ricorda i tornei medioevali. E a Windsor era proprio il cap. Bagarolo, il comandante dello squadrone che ha eseguito il carosello, meritandosi l’entusiasmo della regina Elisabetta che ancora ricorda, non al solito posto d’onore ma intenta a scegliere un punto da cui godere al meglio lo spettacolo che l’ha incantata, fino a complimentarsi, da ‘vera esperta’ con tutti i protagonisti, maniscalco compreso. E.G.

 

 

 

 

 

 

 

 

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