L'eco della città

Al Bosco dei Cento passi si ricorda il magistrato Borsellino

GAGGIANO – Uno splendido pomeriggio d’estate e la voglia di fare qualcosa di importante, di lasciare un segno indelebile, di commemorare chi ha urlato il proprio “no” alla mafia, pagando con la vita. Sangue che però non deve essere versato invano. La memoria di Paolo Borsellino resterà per sempre, un esempio per le giovani generazioni che vogliono costruire un futuro migliore, fatto di legalità e di libertà. Il 19 luglio nel Bosco dei Cento Passi a San Vito di Gaggiano, alla presenza dell’assessora del Comune di Gaggiano, Sabina Gatto, i ragazzi di Libera Associazione con la Cooperativa Contina hanno organizzato una cerimonia di commemorazione della strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, nel quale persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. E’ stata affissa una targa in memoria del giudice Borsellino, proprio in questo luogo simbolo, che è stato confiscato alla mafia. I ragazzi di Libera raccontano sulla pagina Facebook: “Oggi abbiamo tante cose da raccontare e partiamo da lontano. Dal 19 luglio di 24 anni fa, quando in Via D’Amelio a Palermo venivano uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Anche noi abbiamo voluto ricordare il loro impegno e il senso civico, più forti della paura e dell’indifferenza. Più forti della mafia, tanto da non essere mai morti: ‘il loro impegno e le loro idee continuano a camminare sulle nostre gambe’, impegnate a proseguire quotidianamente quel cammino che le mafie speravano di interrompere con il tritolo. Così dopo una mattina di lavori, ci siamo spostati a San Vito di Gaggiano presso Il bosco dei cento passi, bene confiscato a Salvatore Di Marco, narcotrafficante legato a Cosa Nostra. Questo bene è assegnato al Comune di Gaggiano e dato in gestione alla Cooperativa Cascina Contina, presenti insieme agli Scout AGESCI di Manduria, con noi per un momento di commemorazione e riflessione. Abbiamo colto l’occasione insieme a Elena, Giovanni Gaiera e sua figlia Maria, per raccontare la storia del bene e quali sono i progetti in atto: come il ‘Frutteto inusuale’ che pianterà Contina oppure l’apiario dedicato a Lea Garofalo, la cui produzione è seguita da Mauro Veca Apicoltore, che abbiamo incontrato e ci ha guidati alla scoperta delle ‘Api della Legalità’. Usciti dall’apiario Elena e Simone hanno raccontato ai ragazzi proprio la storia di Lea Garofalo. La forza di questa donna, cresciuta in una famiglia di ‘ndrangheta e compagna del boss Carlo Cosco; ma che si è ribellata a tutto ciò, scegliendo da che parte stare. Lea ha scelto di allontanarsi da quel mondo, dando a sua figlia Denise la possibilità di crescere lontana da spaccio di droga ed estorsioni. Ecco perché Lea decide di diventare testimone di giustizia nel 2002, consapevole delle conseguenze di questa scelta. Lo fa per amore di sua figlia, lo fa perché sa che è giusto darle un futuro migliore. Un futuro migliore che Carlo Cosco nega a sua figlia, uccidendone la madre il 24 novembre 2009. La scelta di Lea, quel ‘vedo, sento, parlo’ che ha caratterizzato il suo impegno, deve esserci da esempio. L’apiario è dedicato a lei proprio perché se ci impegnassimo a vedere, sentire e parlare, soggetti come Salvatore Di Marco (o il clan Ciulla con cui stringeva affari) non entrerebbero in possesso di luoghi come il Bosco dei Cento Passi per realizzarvi case e appartamenti nell’indifferenza generale. Per lo stesso motivo abbiamo messo le bandiere col volto di Lea sul cancello della Masseria…. In serata ci siamo spostati in Cascina Contina, a Rosate, dove abbiamo giocato e cenato tutti insieme per poi chiudere la serata incontrando nuovamente Giovanni Gaiera, che ha raccontato ai nostri ragazzi le attività in questo territorio della Cooperativa Contina, soffermandosi sul potere distruttivo che hanno le droghe e del rapporto tra esse e le mafie. La Cooperativa si impegna da anni anche per assistere tossicodipendenti, Giovanni sa bene quanto la droga possa uccidere più di una pistola, quante persone la mafia e il narcotraffico abbiano ucciso per overdose senza che nessuno se ne accorgesse, quante persone abbiano perso la propria dignità e si siano impoverite a causa di queste dipendenze. E allora diventa fondamentale darsi il tempo di lavorare su ognuno degli ospiti della Cascina, curare il proprio ‘io interiore’ con attenzione e mettersi in gioco per ricominciare a vivere!” Il bellissimo racconto di questa giornata, il diario dei campi alla Masseria, le foto e le testimonianze dell’attività di Libera, si possono trovare sulla pagina Facebook Libera Masseria. (Foto di Antonio Varieschi)

 

 

 

 

 

 

Exit mobile version