L'eco della città

A tu per tu con Manuel Agnelli degli Afterhours

ABBIATEGRASSO – Domenica 22 novembre alle ore 16 al Castello grazie ad Iniziativa Donna e l’Altra Libreria una grande folla ha assistito all’incontro con Manuel Agnelli intervistato da Ivan Donati e Alberto Clementi. L’occasione della chiacchierata con l’artista è stata la presentazione del libro che Federico Guglielmi ha scritto proprio sulla storia artistica di Manuel Agnelli. Titolo del libro è “Senza appartenere a niente mai” nel quale sono state raccolte interviste scritte e radiofoniche, recensioni e molto altro sulla vita di questo poliedrico artista che con orgoglio è anche nostro concittadino. Guglielmi, come ha spiegato Agnelli, è un giornalista che da 35 anni lavora nel mondo musicale ad alto livello, senza essere schiavo delle imposizioni dei target americani. “Grazie a Federico il mondo musicale italiano è stato sbloccato; è uno dei pochi ad avere un archivio musicale di 15 anni di interviste contestualizzate”. Agnelli non è solo il frontman del gruppo rock Afterhours ma anche scrittore e produttore. Gli Afterhours sono un gruppo musicale che dalla seconda metà degli anni Ottanta non ha smesso di mietere successi; assieme ai Marlene Kuntz sono considerati i portabandiera dell’indie rock italiano. La chiacchierata ha spaziato su vari temi e vari momenti della vita dell’artista, che ha ripercorso attraverso la sua storia personale anche quella sociale e culturale del nostro territorio. Parlando degli inizi della sua carriera e con un raffronto con i giovani d’oggi che si vogliono cimentare nel percorso musicale, Agnelli ha affermato che “Lo scenario musicale è cambiato, gli spazi musicali per esibirsi sono numerosissimi; a partire dagli anni Novanta per provincialismo molti gruppi non si esibiscono nei locali, non comprendendo che qualsiasi scenario è utile e prezioso. Lo scenario di adesso è molto fertile anche se manca un po’ di coraggio. Se prima ci si esibiva in qualsiasi spazio, ora si cerca il ‘colpo sicuro’ e grazie a numerose iniziative che solo negli anni Ottanta non esistevano, è possibile valorizzare talenti”. La generazione degli anni Settanta ha trasmesso molti valori (anche se Manuel è stato segnato dal nichilismo e dagli spazi grigi), la consapevolezza di rifiutare le situazioni che non piacciono o in cui non ci si riconosce. La generazione di adesso si lamenta ma non si espone e non cerca un miglioramento”. Per quanto riguarda il percorso artistico, Manuel ha vissuto due generi musicali che sono stati importanti per la sua crescita: il punk e il grunge. Il grunge si focalizza sul rifiuto della società, delle regole del mercato. Di quel periodo ci ha raccontato che “era un periodo di grandi svolte, la caduta del muro di Berlino, la ripresa del confitto Israelo-Palestinese, la nascita del movimento No Global. Io allora vivevo a Corbetta e lì c’era una scena artistica molto più viva che a Milano, decisamente più libera e meno stereotipata. Ci si concentrava sulle armonie e sui personaggi che si raccontavano. Moltissimi avevano un talento e una forza enorme, ma per mancanza di coraggio i talenti si sono spenti piano piano anche se il futuro era aperto per loro. Negli anni Settanta, a differenza di adesso, Milano era culturalmente più viva e interessante”. Incalzato da Ivan Donati sono stati toccati diversi temi. Il metodo di lavoro di Manuel, grazie al “cut up” in cui era proprio il caso a comporre il testo, rivelano una pura magia; si è allontanato dalla schiavitù dell’ispirazione, l’elaborazione di un testo è molto complicato, dove il testo e le parole devono andare in simbiosi per creare un binomio perfetto. La sua dimensione artistica gli permette di sentirsi una star in certi luoghi e una persona normale in altri. Il tema della politica: è stato anche raccontato uno spezzone del suo ultimo concerto in cui è stato letto il brano di Antonio Gramsci “Odio gli indifferenti”, anche se Agnelli considera che “gli indifferenti non sono una forza da combattere. La democrazia, la libertà è partecipazione, ma c’è anche diritto di non partecipare. Sentirsi in dovere di partecipare a qualcosa che non si ritiene proprio non è democratico. Chi però si lamenta ma non reagisce è da condannare. Girando per l’Italia però ha potuto constatare che un sacco d gente, di sindaci di comuni virtuosi vive con consapevolezza e con la voglia di cambiare le cose”. Sociali: sul suo ritorno ad Abbiategrasso con la famiglia, dopo aver vissuto sui navigli. Ha riscoperto la qualità della vita che si può godere nella nostra città, tra il verde, l’enogastronomia, la vicinanza a Milano ma allo stesso tempo la tranquillità che regala il territorio. Bisogna godere dei doni che ci regala la nostra zona e abbandonare il provincialismo. Culturali, come la battaglia che lo vede in prima persona sulla gestione della SIAE o a livello locale l’istituzione del premio dedicato al padre Italo Agnelli, portato avanti con la sorella Brunella, un’esperienza che vuole continuare in qualche modo la testimonianza che il padre ha sempre avuto per la valorizzazione del territorio e del commercio. L’artista “del Parco del Ticino”, come lo ha definito Alberto Clementi, ha attirato una folla entusiasta; molto partecipate le esibizioni canore e riprendendo le parole di Nunzia Fontana che ha dichiarato che “Siamo tutti accumunati dalla necessità di fare cultura, alta e altra. La curiosità deve spingerci ad oltrepassare la linea del nostro orizzonte…” l’orizzonte che ha fatto vedere Manuel Agnelli ai tanti presenti è che la “sensibilità è un dono che ci permette di rigenerarci e scoprirne altri”. Naomi Contiero

 

 

 

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