ABBIATEGRASSO – Il corteo, accompagnato dalla Banda Garibaldi, e composto oltre che dalle associazioni d’arma, da ANPI e dai rappresentanti delle associazioni dei reduci e dispersi in guerra e dall’associazione delle famiglie dei caduti, oltre che a numerosi componenti delle forze politiche, dopo aver sfilato per le vie cittadine e reso gli onori ai morti di tutte le guerre al Monumento dei Caduti si è recato al cimitero per la celebrazione della Messa. Prima della celebrazione il presidente dell’Assoarma, Giuseppe Cerri, e poi il sindaco Arrara hanno salutato i presenti ponendo l’accento nei loro discorsi sulla necessità che il presente sia vissuto ricordando che le atrocità della guerra non hanno e non possono risolvere i conflitti; Cerri ha concluso il suo intervento ricordando che “non ci devono essere più trincee e confini che separano i popoli”. E’ dal discorso che ha fatto il sindaco, di cui riportiamo alcuni passaggi, che ci giungono gli spunti di riflessione più importanti: “Oggi commemorare la vittoria del 4 novembre significa rimarcare il nostro appartenere ad un’unica comunità, significa ricordare i sacrifici che hanno reso possibile la costituzione della nostra nazione. Il 4 novembre è una triplice ricorrenza, si festeggia infatti il termine del 1° conflitto mondiale, ovvero la vittoria dell’esercito italiano contro quello austriaco, il giorno dell’unità nazionale, e infine la festa delle forze armate, che sono state protagoniste nel passato per formare quest’Italia unita. L’Italia trova compimento nell’unità, un bene prezioso voluto e sognato fortemente da grandi uomini del passato quali Cavour, Garibaldi, Mazzini, che già intravedevano nell’unificazione la realizzazione di un’Europa di Stati liberi, di pace ed unita. Questo è il filo conduttore di una storia che definisce la nostra identità nazionale, perché abbiamo scelto come bandiera la ritrovata unità, la democrazia, la libertà e l’indipendenza dei popoli, il rispetto dei cittadini e delle minoranze, e abbiamo posto questi principi come fondamentali per l’accettazione nell’unione europea. L’inno di Mameli costituisce un mattone della nostra storia, di conseguenza del nostro futuro, e quando si canta si dovrebbe sempre pensare a chi è morto gridando ‘W l’Italia’, a chi è vissuto inseguendo un’ideale di unità, e di libertà, e ci deve far sentire molto orgogliosi di essere compatrioti di tanta gente che ha dato la propria vita per la nostra libertà. Troppi ancora sono i Paesi coinvolti in stragi che provocano morte e distruzione e che negano i diritti umani. La scala della povertà favorisce nuovi estremismi di ciò che sta accadendo nei Paesi arabi, con i loro integralismi, non possono lasciarci indifferenti. Questo vuol dire anche celebrare il 4 novembre, riflettere sul presente, su ciò che a fatica riusciamo a controllare, sull’inquietudine e sulla follia delle azioni terroristiche, sulla vergogna dell’intolleranza, sul dramma delle invasioni nei territori altrui e sull’indifferenza verso chi alle porte di casa nostra non può fare affidamento sulla stabilità politica. Oggi costruire un futuro migliore, dare una speranza ai nostri giovani significa onorare il sacrificio delle vittime di guerra. Noi oggi ricordiamo i morti passati e coloro che nel presente stanno morendo per l’assurdità della guerra rivolgendo una preghiera. Tutti coloro che fanno politica oggi devono difendere il valore dell’unità storica ma hanno soprattutto il dovere di proporre un racconto unificante del domani”. Rivolgendosi poi ai ragazzi delle scuole medie presenti ha posto l’accento sul valore unificante della nostra bandiera “il valore della nostra bandiera che voi ragazzi avete portato sulle spalle rappresenta il peso di una grande storia che la politica ha il dovere di consegnare al domani, il domani siete vuoi, voi nuova generazione, tutto quello che noi seminiamo oggi sarà da loro raccolto su ciò che a fatica riusciamo a trarre l’energia per ritrovare slancio e fiducia in un mondo migliore, come si dice sempre senza incappare in frasi demagogiche”. E poi “Ognuno deve fare la sua parte e dare il proprio contributo per una società giusta fondata sulla solidarietà e sul rispetto reciproco e allo stesso tempo dobbiamo lavorare perché l’origine della violenza sia solo un brutto ricordo e non una crudele realtà. La pace è un valore acquisito che non dobbiamo mai dare per scontato il rispetto e la convivenza tra i popoli sono una straordinaria conquista che non ci possiamo permettere di perdere”. Naomi Contiero