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In 130 al “Voloday”, la cena dedicata ai volontari e a quanti sostengono l’Hospice di Abbiategrasso

ABBIATENSE – L’Hospice di Abbiategrasso da oltre 20 anni accoglie malati, li accudisce, allevia il loro dolore con cure palliative e li sostiene emotivamente. Un aiuto prezioso per  molte famiglie, nessuno è lasciato solo a gestire e ad elaborare momenti tra i più difficili che la vita riserva. Anche quest’anno, i fantastici Luca Crepaldi e Corrado Dell’Acqua a capo dei volontari hanno organizzato  il “Voloday”, ovvero il giorno del ringraziamento per tante persone che seppur con  ruoli diversi sono altrettanto importanti per l’Hospice che è diventata  “la casa” per tutti . Una casa a cui dedicare tempo ed energie con tanta passione. “L’Hospice è l’umanità che si fa concreta” ha detto il sindaco Nai presente alla cena con gli assessori Poggi e Comelli. E più di tante bellissime parole e testimonianze che certo non sono  mancate, la concretezza è stata tangibile dall’inizio alla fine della splendida serata di sabato a villa Frisiani Mereghetti  di Corbetta, messa a disposizione da  Maria Teresa e Giovanni Maggi che condividono la disponibilità e l’entusiasmo di tutti i volontari che hanno lavorato per la riuscita della cena. Un gruppo si è occupato di preparare splendide farfalle, simbolo della struttura, fatte a mano come  portatovaglioli, Luca, chef dell’Hospice, ha cucinato una cena deliziosa per i 130 commensali, lo staff dei “camerieri” è stato impeccabile. Margherita e Giorgia hanno proposto e gestito un momento molto significativo: ciascuno ha ricevuto un post-it su cui scrivere un pensiero di risposta alla domanda:  Cos’è per te l’Hospice? Ne sono stati scelti alcuni e sono stati chiamati gli autori  a spiegare e a commentare il loro pensiero. Pensieri come: “Per me l’Hospice è l’ultima occasione per dare, oltre alle cure, anche un po’ d’amore” da parte di una familiare che ha espresso tutta la sua gratitudine per le cure e le attenzioni ricevute da sua madre. “Per me l’Hospice è una scuola di vita” ha detto una volontaria, mentre è risultato scritto da un’infermiera che ci lavora da 21 anni: “Per me l’Hospice è la mia casa, è parte di me”. Sui pannelli preparati per l’occasione con molte foto che testimoniano il passaggio di tante persone nella struttura di via Dei Mille, si sono aggiunti ora tanti foglietti colorati con tanti pensieri che dimostrano lo stesso calore e impegno. Il direttore Luca Moroni ha evidenziato come i pensieri di tutti hanno confermato “il sentirsi parte di un progetto anche se con ruoli molto diversi. Volontari, operatori, familiari hanno infatti espresso la peculiarità dell’Hospice, per ognuno ha un senso che forma un puzzle in cui ciascuno è indispensabile… Per me l’Hospice – ha aggiunto – è una realtà che dopo 20 anni è ancora capace di stupirmi. Una realtà autentica nelle storie di vita che si vivono, la malattia mette di fronte a quello che si è stati nella vita. Se si è costruito si hanno affetto e vicinanza, altrimenti si è soli”. Ha elogiato la professionalità e la competenza, la solidarietà tra colleghi e l’incredibile discrezione che accomuna tutti, familiari compresi, che si mettono a disposizione degli altri. Attenzione e dedizione rare contraddistinguono questa struttura che continua a dimostrare la sua eccellenza. Un “Voloday” che non poteva non terminare con un’altra eccellenza: un dolce prelibato preparato da Andrea Besuschio. Enrica Galeazzi

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